Venerdì, 26 Aprile 2024


-



.

 

 

 

Seguimi su Facebook e Twitter

Cultura da Messina agli USA: Chiamatelo Antonello da New York

(Tratto da "Specchio della Stampa") - È un nome avvolto da una storia un po' misteriosa, un genio rivelato dal tocco magico dei suoi dipinti, un celebre ma oscuro personaggio che - partito dalla profonda Sicilia dei Quattrocento e da una città, Messina, al di fuori dai circuiti culturali del tempo - fu capace di aprire la strada al Rinascimento e di conquistare un ruolo da protagonista nella storia dell'arte. Oggi Antonello diventa superstar negli Stati Uniti, grazie a una mostra al Metropolitan Museum dì New York che si inaugura martedì 13 dicembre e che, per la prima volta, mostrerà al pubblico Usa tre capolavori custoditi in Sicilia che non sono mai andati Oltreoceano: la celebre Vergine Annunciata della Galleria regionale di Palazzo Abatellis la cui mano il grande critico Roberto Longhi nel 1914 definì come «la più bella che io conosca nell'arte», il Ritratto virile del museo Mandralisca di Cefelù e la tavoletta double-face di controversa attribuzione che la Regione acquistò due anni fa da Christie's e elle oggi è al museo regionale di Messina: riporta da un lato una Madonna col Bambino e un francescano orante, dall'altro un Ecce Homo.

Dipinti che arrivano da tre diversi luoghi dell'Isola, proprio come se fossero ambasciatori del patrimonio artistico e culturale della Sicilia. E non a caso l'assessore ai Beni culturali della Regione, Alessandro Pagano, - quest'operazione alla trasferta giapponese del Satiro danzante, simbolo del padiglione italiano all'Expo universale di Aichi. Due eventi legati a doppio filo, tanto che il giorno prima dell'inaugurazione della mostra, sempre nella Grande Mela, sarà presentato un libro che racconta l'avventura del Satiro nel Paese del Sol Levante. «L'esposizione a NewYork, spiega Pagano, rappresenta il secondo momento di un progetto teso a conquistare i mercati internazionali attraverso la qualità della proposta culturale della Sicilia. Giappone e Stati Uniti rappresentano due bacini turistici da privilegiare per la vocazione di questi popoli a viaggiare e a preferire l'Europa rispetto ad altre mete».

Insomma, allo sguardo sognante dell'enigmatica Annunciata, al sorriso beffardo di un personaggio ignoto - cosi realistico da sembrare in carne e ossa - è affidato il compito di accendere i riflettori sulla Sicilia. Pezzi preziosi, tanto che la mostra, intitolata Antonello da Messina, il Maestro del Rinascimento siciliano, si limiterà a esporre le tre «gemme?) accanto all'Ecce Homo di proprietà del Metropolitan.

Ambasciatori della Sicilia, quindi, ma soprattutto di un artista, la cui fama è sopravvissuta alla lunga nebbia sulla vita (soltanto le ricerche nel 1860 dello studioso lombardo Giovan Battista Cavalcasene hanno fatto luce sulla sua esistenza), alla distruzione di gran parte delle sue opere, alle incertezze sulla sua formazione e sui suoi spostamenti giovanili. Eppure, dove manca un tassello biografico, c'è un volto, uno sguardo, una pennellata, un paesaggio che testimoniano dell'incontro con la pittura fiamminga e quindi con l'innovativa tecnica a olio, destinata nei giro di un secolo a soppiantare la tempera tradizionale, dando la possibilità di raggiungere effetti di realismo e di dettaglio allora impensabili, E poi ancora un altro sguardo, un altro corpo che raccontano del suo incontro, probabilmente indiretto, con Piero della Francesca e con le grandi innovazioni della prospettiva e infine con la scuola veneziana di Giovanni Bellini, nella città lagunare che lo acclamò come genio del Rinascimento, atta di terremoti, la sua Messina, macerie che seppellirono archivi, memorie, pale d'altare. Basti pensare che in Sicilia sono sopravvissute soltanto tre delle venti opere documentate, e che i dipinti firmati e datati risalgono soltanto agli ultimi otto anni di vita. Di una breve vita, cominciata a Messina nel 1430 e conclusa sempre lì, nella città dello Stretto, nel 1479. Ma gran parte dei suoi quarantanove anni li passò altrove, a coltivare il suo talento, ad apprendere tecnica e coltivare rapporti fecondi a intercettare l’aria nuova del Rinascimento, lontano da quella Sicilia che allora gli offriva poco altro che committenze per gonfaloni religiosi da portare in processione: strutture lignee intagliate al cui interno era collocata un'immagine dipinta.

Era Napoli, allora, la culla del Rinascimento mediterraneo, Napoli dove dialogavano l'arte fiamminga, spagnola, provenzale, ligure, Napoli contesa (come tutto il Regno) da Renato d'Angiò e Alfonso d'Aragona, esponenti delle casate reali di Francia e di Spagna, le cui corti erano piene di pittori. Lì, alla bottega di Colantonio - copista provetto di opere fiamminghe - il giovane Antonello si formò, per poi mettere su bottega in Sicilia e poi per partire di nuovo, nel 1460, e dì nuovo tornare a casa, e poi ancora vivere la sua stagione di gloria a Venezia, e infine concludere la sua vita a Messina, dove tomo già sfibrato dalla tubercolosi. A ogni tappa una crescita, a ogni incontro un nuovo tassello, a ogni svolta un'evoluzione prodigiosa, il risultato è uno straordinario melting-pot di rigore nordico e di calore e luce mediterranei, una capacità unica di raccontare la psicologia dei personaggi attraverso i volti e le espressioni: il sorriso del Ritratto virile (a lungo definito dell'ignoto marinaio), gli occhi gonfi e dolenti del Cristo della Passione, lo sguardo dell'Annunciata che il Metropolitan, oggi, paragona alla Gioconda.

DI LAURA ANELLO  

Cerca nel sito

Appuntamenti

Mese precedente Aprile 2024 Prossimo mese
L M M G V S D
week 14 1 2 3 4 5 6 7
week 15 8 9 10 11 12 13 14
week 16 15 16 17 18 19 20 21
week 17 22 23 24 25 26 27 28
week 18 29 30
Nessun evento

Social Network

diventa Amico di Alessandro Pagano su Facebook diventa supporter di Alessandro Pagano su Facebook Alessandro Pagano su You Tube Alessandro Pagano su Flickr Alessandro Pagano su Twitter