(Tratto da "La Sicilia") - La meraviglia degli archeologi davanti alla scoperta di Marsala. La statua di epoca romana è priva di testa e della parte inferiore

Marsala. E' stata sottoterra per almeno 18 secoli. Ma venerdì mattina, finalmente, è tornata a rivedere la luce. E' avvenuto nel corso degli scavi archeologici in corso di svolgimento a Capo Boeo, a pochi metri di distanza dalla chiesa di San Giovanni, nel cui sottosuolo c'è il pozzo dentro il quale la Sibilla forniva i suoi vaticini. Quando gli archeologi, togliendo con cautela l'ultimo strato di terriccio, l'hanno intravista quasi non credevano ai loro occhi. Non c'è voluto molto, infatti, per comprendere il valore e l'importanza della scoperta. E a conferma dei loro "sospetti'' è subito giunto il parere di Rossella Giglio, funzionario della Soprintendenza ai Beni culturali di Trapani.

La statua in marmo greco venuta alla luce è una "Venere che esce dalle acque'' di epoca romana, databile intorno alla seconda metà del II secolo dopo Cristo. E' senza testa, ma gli archeologi non disperano di trovarla. Potrebbe essere stata sepolta a qualche metro di distanza, come pure gli arti inferiori al di sotto delle ginocchia.
«La statua - scrive la dottoressa Giglio nella sua prima relazione sul ritrovamento - è in buone condizioni generali, anche se presenta delle lacune: manca metà del braccio destro che copriva pudicamente il seno, nonché la metà del braccio sinistro, che reggeva il ricco himation in basso, metà circa della gamba destra e parte della gamba sinistra. La statua, per quel che ne resta, è alta 118 centimetri e dunque doveva misurare almeno un metro e 70 centimetri».
Una statua a grandezza naturale, dunque. Era adagiata poco sotto il piano "battuto'' di epoca medioevale. Non è escluso che sia stata sepolta, dopo essere stata mutilata, dai primi cristiani, forse per cancellare uno dei simboli della religione pagana. Quell'Afrodite Callipige, dea greca dell'Amore, non poteva non costituire motivo di scandalo.
«Quando sarà ritrovata anche la testa, spero presto - ha affermato ieri l'assessore regionale ai Beni Culturali Alessandro Pagano - questa statua sarà un reperto che potrà essere definito unico al mondo. E per questo motivo la scoperta appena effettuata costituisce un evento di rilievo internazionale».
Dopo la Venere di Milo e la Venere Landolina di Siracusa, questa è infatti la terza statua al mondo raffigurante la dea dell'amore. «Una scoperta - ha proseguito l'assessore Pagano, mentre nella sala conferenze del museo di Baglio Anselmi aleggiava un clima di comprensibile eccitazione - che giunge, per altro, a concreta conferma di alcune tesi storiche circa il culto di Venere, che parte da Cipro per poi arrivare in Sicilia occidentale, ed in particolare ad Erice, per affermarsi, infine, anche a Roma».
Un'altra arma, dunque, dopo la Nave Punica e la statua del Giovinetto di Mothia, che Marsala potrà sfruttare come richiamo turistico. «Questa importantissima scoperta archeologica giunge a conferma della bontà della nostra decisione di investire risorse economiche nel Trapanese», ha detto Pagano.
Il soprintendente ai Beni culturali di Trapani Giuseppe Gini parla di una ulteriore "gemma'' da incastonare nel già ricco patrimonio di reperti conservati nel Museo archeologico regionale di Baglio Anselmi. E al fianco di Pagano e Gini, ieri, c'era anche l'onorevole David Costa, che nel periodo in cui ha ricoperto la carica di assessore regionale alla Presidenza per la realizzazione del futuro Parco archeologico di Lilybeo ha decretato finanziamenti per un totale di 10 milioni e 481 mila euro. «Il ritrovamento di questa statua - ha detto Costa - è una splendida notizia per la città e per tutta la Regione e giunge a conferma che la scommessa che avevamo fatto su Marsala e sull'area archeologica di Capo Boeo era certamente indovinata».