Sabato, 20 Aprile 2024


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RU 486 - Iniziative del Ministro della Salute

Atto Camera

Interpellanza urgente 2-00488

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:

il 30 luglio 2009 l'Agenzia italiana per il farmaco (Aifa) ha approvato la commercializzazione della pillola Ru 486, che induce l'aborto senza bisogno di interventi chirurgici. Rimangono ancora da definire le procedure per l'impiego della pillola abortiva in coerenza con la legge 22 maggio 1978, n. 194 «Norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza», nonché per la fissazione del prezzo di rimborso del farmaco;

 

nel 2005 è stata avviata la sperimentazione della pillola abortiva Ru 486 presso l'ospedale Sant'Anna di Torino a condizione che le donne rimanessero ricoverate per un periodo minimo di tre giorni nel rispetto della legge n. 194 del 1978 sull'interruzione volontaria della gravidanza, che richiede che l'aborto avvenga all'interno della struttura ospedaliera. Nello stesso periodo sono state avviate sperimentazioni anche in Liguria, Toscana, Emilia Romagna e, nel 2006, in Puglia;

il progetto di sperimentazione della Ru 486 torinese è stato poi interrotto l'anno successivo in seguito a un'indagine della magistratura, insospettita dai troppi aborti avvenuti fuori dall'ospedale;

in questi anni le sperimentazioni avviate in diversi ospedali sono continuate, diventando prassi regolare di cui, però, poco si conosce;

il magazine «Tempi» ha pubblicato il giorno 3 settembre 2009, un'inchiesta giornalistica sull'uso della pillola abortiva in alcuni ospedali italiani. Dall'inchiesta giornalistica è emerso come troppo spesso il ricorso all'aborto farmacologico aggiri le procedure di ospedalizzazione della paziente come sancito dalla normativa vigente in materia;

prima della delibera dell'AIFA sulla commercializzazione nel nostro Paese della pillola abortiva Ru 486, il ricorso all'interruzione di gravidanza farmacologia negli ospedali italiani avveniva attraverso la procedura d'importazione dall'estero del farmaco. L'articolo 2 del decreto ministeriale 11 febbraio 1997 prevede, infatti, la possibilità per i medici di importare direttamente un medicinale non commercializzato in Italia o temporaneamente carente, inviando al Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali una documentazione specifica e dettagliata riportante i dati del medico, il tipo di medicinale, l'uso terapeutico e altro;

lo scopo dichiarato della legge 22 maggio 1978 n. 194 non è quello di garantire un (inesistente) diritto di aborto, ma piuttosto quello di prevenire l'aborto, favorendo la nascita dei figli già concepiti con l'invito alle madri a svolgere una adeguata riflessione sul valore della vita umana e offrendo alternative al dramma (per il concepito e per la donna) della interruzione della gravidanza. Questa è l'interpretazione ripetutamente formulata dalla Corte costituzionale italiana, la quale ritiene che l'interruzione volontaria della gravidanza sia intesa soltanto come risposta a uno stato insuperabile di necessità;

la Ru 486 è imprevedibile nei suoi effetti: l'aborto si può prolungare per oltre due settimane, con nausea, perdite di sangue, vomito e contrazioni dolorose. Una donna su dieci avrà comunque bisogno di un intervento per portare a termine l'aborto;

è importante evidenziare come nell'interruzione chirurgica della gravidanza un ruolo centrale sia di fatto svolto dal medico (come confermato anche dalle disposizioni sull'obiezione di coscienza), che assume una funzione di vero e proprio co-autore nei confronti della donna; tale figura viene invece a mancare nell'aborto farmacologico, nel quale è la donna l'unica responsabile-artefice dell'interruzione di gravidanza, con tutti i problemi psicologici che questo comporta;

durante l'aborto con la pillola Ru486 le donne possono vedere l'embrione abortito: sono loro, infatti, a dover controllare personalmente il flusso emorragico, in ospedale o anche a casa. In uno studio del 1998 pubblicato sul British Journal of Obstetrics and Gynecology, il 56 per cento delle donne sottoposte ad aborto chimico dichiara di aver riconosciuto l'embrione, e il 18 per cento ne denuncia come conseguenza incubi, flash-back e pensieri ricorrenti;

l'inchiesta giornalistica condotta dal magazine «Tempi» ha preso in esame anche alcune strutture ospedaliere presenti nella regione Emilia Romagna. Per questo motivo, a livello regionale, alcuni consiglieri di opposizione hanno chiesto l'istituzione di una commissione regionale di inchiesta che verifichi se l'operato degli ospedali emiliani in merito al ricorso all'aborto farmacologico sia avvenuto nel rispetto della normativa vigente in materia;

il presidente della regione Emilia Romagna che attualmente presiede anche la Conferenza Stato-regioni intervenendo sulla questione, ha sottolineato come su tale materia né il Governo, né tanto meno il Parlamento possano indicare «linee guida», ma dovranno essere la scienza, l'esperienza, le competenze professionali, le scelte personali delle donne a stabilire le modalità di ricovero, somministrazione e assistenza a tutela della massima sicurezza;

se il ministero abbia ricevuto dalle regioni i dati e le modalità di ricorso all'aborto farmacologico attraverso la procedura d'importazione del farmaco ai sensi dell'articolo 2 del decreto ministeriale 11 febbraio 1997 e se questi siano stati riportati nelle relazioni annuali al Parlamento sull'attuazione della legge 22 maggio 1978, n. 194;

quali iniziative il Ministro interpellato intenda adottare al fine di verificare che la prassi clinica in materia di utilizzo dell'aborto farmacologico non sia in contrasto con la normativa vigente.

Polledri, Pagano, Bertolini, Capitanio Santolini, Polidori, Mazzocchi, Fedriga, Negro, Bernini Bovicelli, Rainieri, Commercio, Lussana, Centemero, Vignali, Montagnoli, Pastore, Galletti, Crosio, Maccanti, Laura Molteni, Renato Farina, Bragantini, Bernardo, Toccafondi, Munerato, Girlanda, Marinello, Fugatti, Rivolta, Carlucci, Gioacchino Alfano, Gibelli, Alessandri, Allasia, Chiappori

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