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Gli anni del desiderio e del piombo. Sessantotto terrorismo e Rivoluzione

Gli anni del desiderio e del piombo. Sessantotto terrorismo e Rivoluzione

di Matteo Alessandro Caruso

EnzoPeserico (1959- 2008), sposato e padre di quattro figli, consulente del lavoro, collaboratore della cattedra d’istituzioni di Diritto del Lavoro presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, si è dedicato sin dal periodo universitario allo studio del Sessantotto. Il frutto di questo approfondimento è il volume oggetto di questa recensione.
Nei primi capitoli l’autore ci introduce alle cause che portarono alla nascita della rivoluzione culturale, partendo con la sua analisi dal periodo del boom economico successivo alla Seconda Guerra Mondiale, nel quale il notevole progresso scientifico e la disaffezione ai valori della società cristiana rappresentarono le basi a partire dalle quali maturò il disagio giovanile nei confronti del modello di società loro contemporanea e tutto ciò creò un terreno fertile per 1’attecchimento della rivoluzione. I giovani, stimolati dal desiderio di cambiare il mondo, trovarono risposte alle loro domande nei miti rivoluzionari comunisti che promettevano il raggiungimento della felicità, innanzitutto tramite l’affermazione del principio dell’uguaglianza, in base al quale non dovevano esserci differenze fra genitori e figli, fra maestri e allievi, fra datori di lavoro e dipendenti, fra uomini e donne, portando così un duro attacco a ogni forma di autorità. Peserico ci spiega come la macchina rivoluzionaria era ben rodata e capace di “generare” i cosiddetti rivoluzionari di professione, uomini convinti di conoscere i segreti della rivoluzione che avrebbe condotto alla creazione di un mondo nuovo. Ci illustra come i tratti di questo processo rivoluzionario sono riconducibili alla cosiddetta rivoluzione gnostica, presentatasi più volte nel corso della storia, come in occasione della Rivoluzione Francese, di cui la rivoluzione culturale sessantottina riprende la degenerazione in terrorismo, essenziale, quest’ultimo, all’affermazione della stessa, poiché necessario per scardinare ogni resistenza della società all’avanzamento del processo rivoluzionario. Lo gnostico (rivoluzionario di professione) crede così fermamente nella rivoluzione da trasformare la stessa in una forma di religione secolarizzata, in tal modo confonde la politica con l’etica, e così ogni azione terroristica diventa un “atto di giustizia”. Il processo rivoluzionario tenta di stravolgere l’ordine naturale, cercando di tracciare la via che conduce alla piena felicità dell’uomo, e sotto slogan come “vietato vietare” e “tutto e subito” nel decennio che termina nel 1978, vengono approvate “riforme di struttura” come la legge sul divorzio (1970), la legge sulla droga (1975) con la quale si introduce la differenza fra spacciatore e consumatore, la legge sull’aborto (1978).
Il modello dissoluto di società, che tenta di affermarsi, mette in discussione la stretta correlazione fra diritti e doveri; virtù come magnanimità, coraggio e intraprendenza sono smarrite, così come l’attitudine al sacrificio per il raggiungimento degli obiettivi.
L’autore esamina alcuni dei numerosi testi di supporto ideologico-politico diffusi, a suo tempo, nei «collettivi», nelle «comuni» e nei «centri sociali», nei quali ad esempio si esalta l’uso delle droghe allucinogene come l’LSD che «non solo può dare piacevoli visioni, ma può allargare la coscienza, essere determinante per la distruzione delle inibizioni e quindi aumentare la possibilità di comunicazione fra uomo e uomo».
Il processo rivoluzionario cerca di soppiantare la società dell’ordine con l’anarchia, tramite la spinta verso «la liberta di drogarsi, di abortire, di darsi la morte con l’eutanasia, la pretesa di annullare la sessualità annullando le differenze di genere», in tal modo la cultura della vita viene scalzata dalla cultura della morte.
Nell‘ultimo capitolo l’autore ci ricorda come la società possa essere risvegliata e sollecitata dalle autorità sociali e da minoranze attive, in modo da rispondere alle sfide nichiliste del laicismo, ne sono una prova l’astensione attiva, nel 2005, contro il referendum sulla legge 40 o «la risposta di oltre un milione di persone che nel 2007 partecipano al family day per protesta contro le aggressioni legislative all’istituto familiare».
Il volume si chiude con una preziosa Cronologia 1968-1978, e con un’intervista ad un terrorista pentito: Io, Marco Barbone. Peserico aveva capito la portata delle conseguenze negative della rivoluzione sessantottina, che rendevano di fondamentale importanza l’educazione di giovani e famiglie (cellule primarie di una società cristiana) per creare un processo di controrivoluzione, per tal motivo passò tutta la vita a organizzare incontri di formazione per gli stessi.

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