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Sintesi della Lectio Magistralis tenuta dall'On. Alessandro Pagano in occasione della Cerimonia inaugurale della nuova sede dell'Università degli studi e-Campus di Roma




 
Università degli studi
e-Campus

 9 marzo 2010, ore 10:30 - Roma
Lectio Magistralis dell’On. Alessandro Pagano (Sintesi)
“Per ripensare all’essenza dell’Università” 

 


  1. Indirizzi di saluto

Magnifico Rettore! Autorità! Chiarissimi Professori! Studenti! Illustri Signori! Gentili Signore!

E’ un momento emozionante stare ancora una volta sulla cattedra dell’Università e una volta ancora tenere una lezione.

E’ un motivo d’onore vedermi circondato da allievi, docenti e parlamentari.

I miei pensieri ritornano agli anni in cui cominciavo ad insegnare Ragioneria, quale giovanissimo docente di ruolo vincitore di concorso (avevo appena 25 anni) e successivamente docente a contratto di Organizzazione Aziendale presso la facoltà di Economia dell’Università di Messina, che mi aveva visto allievo e in cui avevo preso due lauree. Era il 1990. Era ancora il tempo delle Università tradizionali e c’era un contatto molto diretto con gli studenti e con i colleghi professori.

 

    2.  Il senso dell’Università

      a.   Il fine

Il pittore senese Ambrogio Lorenzetti (1290-1348), come tutti i pittori dell’epoca, era di fatto un “mass-mediologo di quegli anni”. Nel Palazzo Municipale di Siena vi è raffigurata la sua opera principale, Allegoria, raffigurante i principi che stanno alla base del Buon Governo: nell’opera la Giustizia e la Concordia guardano e fanno riferimento alla Sapienza.

Quindi la Sapienza era già di fatto la virtù principale per i “cronisti” di allora. A tal proposito quindi  è facile ricordare anche quanto ci hanno tramandato i monaci medievali e cioè che noi tutti siamo dei “nani appoggiati sulle spalle di un gigante”. Il gigante sono i saperi, la sapienza della nostra società occidentale.

Giovanni Paolo II molti secoli dopo diceva che l’Umanità è fondata sul grande patrimonio della sapienza.

 

       b.   Il senso comune

L’Università persegue un Progetto Pedagogico Integrale, cioè un progetto Antropologico che mira alla promozione totale della Persona e dei suoi diritti. Mai come in questo caso queste parole di Benedetto XVI sembrano scolpite sulla roccia:

PROGETTO, cioè non occasionale, non estemporaneo, non improvvisato.

PEDAGOGICO, cioè capace di essere incisivo nei processi educativi.

INTEGRALE, cioè capace di guardare ad ogni ambito dell’esistenza: dal concepimento alla morte; dalla disciplina più abituale a quelle più sofisticate.

Da questa logica naturale scaturisce la ricerca del Bene Comune. La visione delle Università, infatti, non può essere storica e materialistica perché altrimenti finirebbe per trasformare il bene comune in semplice benessere socio-economico.

  

3.      Origine dell’Università

L’Università viene concepita nel Medioevo come una Istituzione capace di dimostrare che tutte le conoscenze sono tra loro armoniche. Il termine “Universitas ricorda appunto che i saperi sono tutti orientati verso un’unica direzione in modo armonico.

Cosa volevano dimostrare i nostri padri con questa volontà? Proverò a sintetizzarlo nei punti che seguono.

  • Il sapere è unitario. Tutto è riconducibile ad un unicum; è la concezione del Trascendente che ci obbliga a vedere tutto con unitarietà, al contrario delle ideologie che ci fa percepire i saperi solo con occhiali deformati.
  • Il sapere non deve studiare delle “cose” in maniera semplice, avulse le une dalle altre, ma studia le “cose che sono in relazione tra loro”.
  • Il sapere deve realizzare unità tra le Scienze. La specializzazione necessita di interdisciplinarietà e di dialogo, altrimenti il rischio è di trovarsi davanti a superesperti specializzati in singole questioni, ma che fuori delle loro competenze si perdono in un bicchier d’acqua.
  • L’esperienza prova che la Persona cresce quando ha la consapevolezza dei saperi collegati.

  

4.       Verità e Tecnocrazia

 

     a. Verità

Nell’ultimo squarcio del XX secolo la società e con essa l’Università hanno rinunciato alla Verità e di conseguenza anche alla Realtà. Il Relativismo Etico che sta trionfando filosoficamente ci sta abituando alla perdita della Verità e quindi del Reale. Vige solo il proprio pensiero e il proprio io.

Proprio questa deriva altera l’essenza stessa dell’Università. Rinunciare alla Verità e alla Realtà rende insensata l’Università che a questo punto diventa autoreferenziale, cioè luogo in cui si presentano, si discutono e si impongono opinioni fine a se stesse; opinioni che non aiutano a comprendere la Realtà.

Quando succede questo, l’Università intesa non come luogo, ma come Sapere diventa uno strumento di potere in mano ai totalitarismi. Non è un caso che nel 1789 la Rivoluzione cosiddetta Francese si sia occupata molto dell’istruzione.

Nella Veritatis Splendor Giovanni Paolo II distingueva i “Totalitarismi Aperti”, quelli cioè che sono manifesti (quelli dei carri armati, per intenderci), dai “Totalitarismi Subdoli”, cioè quelli che apparentemente sono caratterizzati da libertà e normalità, ma che in verità condizionano inconsapevolmente le coscienze e le menti.

Osservando i fatti dobbiamo convenire che oggi nelle Università vengono partorite idee che sono frutto di concezioni “politicamente corrette”, come si suol dire, ma che sono assolutamente fuorvianti rispetto alla Realtà e alla Verità. Veri e propri totalitarismi dove gli uomini sono condizionati senza che nemmeno lo avvertano. Ma al discente deve interessare l’Oggettivo, il Reale, non il Soggettivo di chi detiene le leve del potere culturale.

Faccio alcuni esempi per presentare questo concetto in termini più chiari:

- Si pensi al catastrofismo climatico. Per anni le Università e gli Scienziati progressisti ci hanno bombardato con dati che affermavano che il pianeta si riscaldava; su queste esperienze Al Gore ha addirittura vinto un Premio Nobel. Evidentemente le teorie catastrofiste hanno invaso la mentalità al punto che oggi, pur essendone stata dimostrata la falsità (i dati erano infatti manipolati), è ancora difficile convincere l’opinione pubblica qual è la realtà e la verità. E’ difficile, nonostante tutto, fondare l’ecologia su un’idea più ottimista dell’uomo. Un’idea in cui l’uomo viene visto come una benedizione e non come una maledizione.

- Si pensi ancora all’attuale crisi economica e finanziaria. Perché nessun economista (ad eccezione del Prof. Giulio Tremonti) ci ha detto che la crisi che stiamo vivendo era prevedibilissima, visto che il sistema economico si è a lungo basato su fondamenti assurdi, quali il consumismo, l’indebitamento, le bolle, le cartolarizzazioni di crediti inesigibili, l’eccesso di mercatismo, lo strapotere delle banche di affari e così via dicendo?

- Perché i pedagogisti non ci hanno detto che una società fondata sull’assenza di valori e sulla famiglia non poteva che realizzare solo “bambini eterni”, cioè fragili dentro nonché “de-strutturati e de-futurizzati”.

- Nel 2009 si è celebrato il 150° anniversario delle cosiddette teorie evoluzionistiche di Darwin. 150 anni sono passati da allora: nessuno straccio di prova c’era allora sulle teorie evoluzionistiche e non uno straccio di prova c’è oggi, ma nel frattempo le Università  hanno celebrato l’evento esattamente come si celebra un dogma, non una scoperta.

Concludendo l’Università non può seguire le mode o ciò che è politicamente corretto e a maggior ragione non può non affrontare il Reale solo perché esso è scomodo! Non è questa la missione dell’Università. La rotta dell’Università deve essere la Verità.

 

b. Un nuovo grande totalitarismo: la Tecnocrazia.

Nel XX secolo la grande dominatrice è stata, o meglio sono state, le ideologie.

Oggi le grandi ideologie sono cadute e al loro posto si sta sostituendo qualcosa che pretende di avere una natura non ideologica ma che in verità è peggiore di tutte le ideologie: la tecnocrazia o ideologia tecnocratica.

La tecnocrazia è la dottrina, e insieme la pratica culturale e politica, per cui la Tecnica è divenuta essa stessa un potere ideologico. Una forma di assolutismo che afferma che la società deve essere guidata da una élite che non parla a nome di un partito, o di una classe sociale o di un mandato elettorale, ma che pretende di dipingere i processi sociali in nome di un sapere tecnico, più “moderno” e più “scientifico”, svincolato da presunti limiti che la morale e la religione – giudicati residui di un vecchio mondo – invano vorrebbero opporre alle “Scienze” (Caritas in Veritate, Benedetto XVI).

La Tecnocrazia non potrebbe dominare se non godesse di un certo consenso che le è assicurato dai mass-media, che talvolta vengono definiti come neutrali (ibidem).   

 

   5.      L’Università è chiamata alla Didattica, al Servizio della Comunità, alla Ricerca.

 

a. La Didattica

La formazione a distanza è un tipo particolare di comunicazione. Formare, insegnare, educare significa trasmettere conoscenza e saperi.

Agostino di Ippona, certamente uno dei più importanti studiosi di comunicazione dell’antichità, ci ricorda che ogni comunicazione è formativa. Nel dialogo De Magistro, dedicato alla Comunicazione e alla Formazione, egli si chiede: “Chi è così stupidamente curioso di mandare un figlio a scuola perché impari quel che pensa il maestro?”. Pertanto vi è vero insegnamento quando la comunicazione non è ripiegata su se stessa ma è rivolta all’oggetto dell’insegnamento (non a caso nella vulgata comune si dice “imparare qualcosa”, non “imparare da qualcuno”).

Il fine dell’Università non è una prestazione didattica eccezionale, bensì l’apprendimento degli studenti.

 

b.      Il Servizio alla Comunità

Per non incorrere in equivoci è necessario distinguere tra i termini “Istruzione”, “Didattica”, “Educazione”.

ISTRUZIONE. Dal latino in-struere = accatastare, accumulare, indica la semplice trasmissione di conoscenze.

DIDATTICA. Dal greco didaktos = insegnamento, è l’arte di fornire nel modo migliore l’istruzione.

EDUCAZIONE. Dal latino ex-ducere = tirare fuori, definisce lo sviluppo progressivo delle potenzialità di una persona in un processo di formazione intellettuale, affettiva, morale.

Tra questi bisogna ridare importanza, per non dire centralità, alla Educazione. L’Educazione ordina il sapere e il saper fare secondo scelte e obiettivi superiori. Alla fine del secolo scorso per colpa dell’ideologia sono stati commessi errori che hanno minato le basi del nostro sistema formativo. E’ passato cioè il messaggio che valori, morale, tradizioni, fossero catene dalle quali con solerzia  abbiamo “liberato” i nostri discendi. Invece Valori, morale e tradizione erano cordoni ombelicali che nutrivano le generazioni future facendoli diventare cittadini e classi dirigenti. L’istruzione da sola infatti non è sufficiente a generare Persone e poi classi dirigenti.

Credere che il nutrimento educativo possa perpetuarsi da solo è sbagliato! La trasmissione dei Valori necessita di qualcuno che li riceva (nella piena libertà), ma anche qualcuno pronto a porgerlo.

 

  c. La Ricerca

L’Università deve Approfondire ed Estendere la Ricerca.

L’Approfondimento è la qualità della Ricerca. L’Estensione è la quantità della Ricerca.

Un Paese si misura anche in base all’attenzione che rivolge alla Ricerca. Gli USA, ad esempio, sono la prima potenza del mondo perché credono nella Ricerca; al contrario l’Italia è un Paese in declino perché, fra le tante, non investe nella Ricerca. Così il risultato è che i veri ricercatori, cioè coloro che fanno la differenza da un punto di vista scientifico fuggono perché attratti dalle potenzialità offerte dai Paesi che credono nella Ricerca.

L’augurio è che e-Campus si impegni con determinazione in questo campo per evitare di essere esclusivamente un teaching college.

 

       6.      Università e Responsabilità

L’Università è un lusso enorme. La Famiglia e la Società sostengono costi altissimi per far studiare i discendi, tuttavia chi le frequenta sempre più spesso non lo comprende, anzi spessissimo i nostri studenti vedono l’Università come un prolungamento della loro vita giovanile, o peggio come un parcheggio in attesa di un lavoro qualsiasi.

Quale migliore sede di questa per affermare la nostra decisa contrarietà ai “bamboccioni” come li ha definiti qualcuno e per ribadire il valore della Responsabilità, della Fatica, del Rigore, dello Spirito di Sacrificio (quello che faceva fare agli studenti le levate alle 5 del mattino pur di raggiungere un obiettivo!).

Anche i Professori devono essere responsabili e devono vedere il loro lavoro come una missione. A loro è affidata la formazione del capitale umano. Purtroppo molte volte si assiste a tristi fenomeni di docenti autoreferenziali.

 

        7.      Il mio augurio

Voglio concludere con alcune amare riflessioni di Giuseppe De Rita, Presidente del Censis. Nel 41° Rapporto del Censis egli evidenziava una “coriandolizzazione del tessuto sociale italiano” e affermava che in Italia non c’è ricambio per ciò che riguarda le future leve dirigenziali. In un’intervista resa al quotidiano La Stampa lo scorso 3 marzo lo stesso De Rita aggiungeva che l’Italia “è furba, rassegnata, senza il senso del peccato”. Una società così connotata è una società che rischia di implodere.

Il mio augurio è che tutti, docenti e studenti, sappiate corrispondere con generosità e impegno alle responsabilità che attengono alla vostra posizione. E far si che la nostra splendida Nazione sappia trovare in voi le energie vitali necessarie per guardare con ottimismo al futuro.

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