Venerdì, 29 Marzo 2024


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Cosa ci insegna la crisi greca e cosa fare per non finire come loro.




È un dato certo! Questa crisi economica mondiale sta dimostrando che l’Italia sta compiendo l’ennesimo miracolo della sua storia. Nonostante l’Italia solo 2 anni fa fosse sull’orlo del baratro, adesso può senz’altro tirare un sospiro di sollievo. Non che il pericolo sia finito ma di certo in questo momento non siamo a rischio.
Ma osservando il fallimento della Grecia chiunque si sta rendendo conto che il modello sociale ed economico basato su questo assurdo assistenzialismo oggi è anacronistico. Nessun Paese ce la può fare a reggere alle sfide di questo mondo complesso mantenendo la filosofia della spesa facile e delle prebende agli amici degli amici e ai parassiti.

In Grecia c’e un malgoverno fondato sugli sprechi e che ha ampliato a dismisura la spesa pubblica. Tanto per fare qualche esempio: vanno in pensione a 50 anni, hanno il debito pubblico più alto d’Europa, hanno una bilancia commerciale che li vede importare 3 volte di più di quanto esportano (in altre parole, consumano 3 volte di più di quanto producono), ci sono decine di migliaia di persone morte che ancora prendono la pensione perché lo Stato non ha sistemi di controllo, i dipendenti pubblici sono una enormità perché l’impiego pubblico è stato concepito come un ammortizzatore sociale.
Hanno un’evasione fiscale assurda, un clientelismo come pochi e un assistenzialismo come solo i paesi a tradizione marxista hanno. Un Paese quindi che vive sopra le proprie possibilità.
Non ci vuole molto a capire che l’Italia è messa bene solo perché Berlusconi e Tremonti hanno saputo mettere i conti pubblici in sicurezza, ma se si esamina il nostro Paese da un punto di vista sociale molte analogie esistono con la Grecia, specie per quanto riguarda le regioni meridionali.
Ecco perché il Governo è soddisfatto per quanto fatto ma adesso deve far capire alla gente che la situazione deve essere messa definitivamente a posto in tempi rapidi.
Due anni fa il Governo varò un programma finalizzato a diminuire la pressione fiscale. Ciò, non solo per rendere la vita dei cittadini e delle famiglie più facile (la grande maggioranza degli italiani paga oltre il 50% di tasse sul proprio reddito), ma anche perché la diminuzione della pressione fiscale avrebbe rilanciato l’economia visto che i minori denari versati allo Stato avrebbero significato una maggiore propensione al risparmio e agli investimenti da parte dei cittadini.
In attesa che questa iniziativa tesa a rilanciare l’economia e a rispettare il diritto della gente a pagare le giuste imposte si possa realizzare, lo Stato deve subito tagliare questa maledetta spesa pubblica improduttiva che impoverisce i popoli, uccide le coscienze e atrofizza le intelligenze. Lo Stato sociale così come lo abbiamo vissuto negli ultimi 40 anni, (simile a quello della Grecia) prima lo cambiamo e prima ci salviamo.
Ma mettiamo subito le cose in chiaro: non appena sarà ridotta la spesa pubblica il “partito della spesa improduttiva” farà l’inferno perché vive e si  sostenta come un vampiro, quindi la mossa non sarà facile.
Ma intanto tutti percepiscono che questa è la cosa giusta da fare perché solo così si destabilizzerebbero le clientele e si emarginerebbero quelle corporazioni che si sono ingrassate con i soldi facili dei contribuenti. L’Italia davvero a questo punto comincerebbe a cambiare mentalità !
E ora la domanda: la parte sana della nazione, quella fatta da chi produce, da chi si sacrifica, da chi capisce che abbiamo vissuto sopra le proprie possibilità è pronta a resistere agli attacchi di quanti si scaglieranno contro queste scelte?
Ecco perché sensibilizzare l’opinione pubblica è oggi doveroso per evitare la bancarotta e per cambiare definitivamente questa nostra mentalità.
Non mi pare che ci siano tante altre alternative da prendere !

Alessandro Pagano

 

 

 

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