Giovedì, 25 Aprile 2024


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Schema di Decisione di finanza pubblica per gli anni 2011-2013 - (Doc. LVII, n. 3)




Intervento del relatore On. Alessandro Pagano in Commissione Finanze .

La Commissione è chiamata ad esprimere il parere alla V Commissione Bilancio sullo Schema di Decisione di finanza pubblica per gli anni 2011-2013 (Doc. LVII, n. 3).
Considerata l’ampiezza delle tematiche affrontate dallo Schema di DFP, in questa sede ci si limiterà ad una sintetica illustrazione degli aspetti generali del documento, nonché dei profili di specifica rilevanza per la Commissione Finanze. 


Innanzitutto occorre evidenziare come la Decisione di Finanza Pubblica per gli anni 2011-2013 (DFP) costituisca il nuovo documento di programmazione economica e finanziaria delineato dalla legge n. 196 del 2009, di riforma della contabilità pubblica, che sostituisce il Documento di programmazione economico-finanziaria (DPEF) previsto dalla precedente disciplina contabile.
La DFP indica gli obiettivi di politica economica e il quadro delle previsioni economiche e di finanza pubblica almeno per il triennio successivo e reca, inoltre, quale importante novità rispetto al precedente DPEF, la definizione degli obiettivi programmatici articolati per i tre sottosettori del conto delle amministrazioni pubbliche relativi all'amministrazione centrale, alle amministrazioni locali e agli enti di previdenza. 
Passando ad esaminare i contenuti specifici della DFP, si osserva come, alla luce della scelta del Governo di anticipare all’inizio dell’estate la manovra triennale di finanza pubblica 2011-2013, con l’adozione del decreto – legge n. 78 del 2010, essa si limiti a recepire gli effetti del citato decreto-legge, confermando nella sostanza gli obiettivi programmatici già esposti nella Relazione unificata sull’economia e la finanza pubblica (RUEF) per il 2010.
Nella premessa viene, inoltre, sottolineato il superamento della DFP quale documento di programmazione economica e finanziaria, alla luce della ormai prossima riforma della politica economica europea, che si sta sviluppando e discutendo in questi giorni, in vista dell’approvazione – probabilmente già da questo autunno - di una nuova versione del Patto di stabilità e crescita. 
Con riferimento al quadro macroeconomico di contesto, la DFP si evidenzia la ripresa economica che ha caratterizzato i primi due trimestri del 2010, nel corso del quale l’economia mondiale ha fatto registrare stime congiunturali e tendenziali della crescita in progressivo aumento, grazie alla consistente ripresa del commercio mondiale che è stimato crescere del 10% nel 2010 - dopo la sensibile riduzione nel 2009 (-11%) - per poi ridimensionarsi a tassi più bassi ma stabili nel triennio successivo.
Lo scenario di previsione per il 2010 riportato nella DFP prospetta dunque, dopo la contrazione registrata nel 2009, una crescita dell'economia globale del 4,4%.
Con specifica attenzione allo scenario macroeconomico italiano, esso riflette le prospettive di recupero dell’economia internazionale, ed il documento presenta una revisione al rialzo delle stime di crescita dell’economia italiana per l’anno in corso, nell’ordine di 0,2 punti percentuali.
In particolare, per il 2010 il PIL è stimato crescere dell’1,2% rispetto all’1% indicato nella RUEF, confermando pertanto i segnali di consolidamento della ripresa economica dell’Italia, trainata soprattutto dalla domanda estera.
Una riduzione della crescita del PIL è, invece, indicata nel 2011, in cui il PIL è previsto crescere ad un tasso dell’1,3% rispetto all’1,5% stimato dalla RUEF, in relazione ai segnali di rallentamento degli scambi internazionali e della crescita, in particolare degli Stati Uniti, emersi dopo l’estate, che potrebbero determinare un rallentamento della ripresa economica anche in Italia.
Nel biennio successivo la crescita annua è prevista attestarsi al 2%, con un parziale recupero, secondo la DFP, dell’ancora ampia capacità produttiva inutilizzata. 
Per quel che riguarda il quadro di finanza pubblica nel quale si inserisce lo Schema, essa sottolinea come la crisi economica e finanziaria degli ultimi due anni, e la necessità di mantenere gli impegni assunti in sede europea hanno, determinato la necessità di anticipare la manovra di aggiustamento dei conti per gli anni 2011-2013 con il decreto - legge n. 78 del 2010, peraltro in linea di continuità con la prassi seguita sin dal 2008.
Le previsioni della DFP indicano un livello di indebitamento netto tendenziale in linea con quello programmatico esposto nella RUEF: in particolare, nel periodo 2010-2013 si evidenzia una progressiva riduzione dell’indebitamento netto, che si mantiene tuttavia al di sopra del livello del 3% fino al 2011, per raggiungere poi un valore del 2,2% nel 2013.
Tale livello dell’indebitamento netto è sostanzialmente legato ad una significativa riduzione delle spese complessive, che passerebbero dal 52,5% nel 2009 al 48,6% nel 2013, anche per effetto delle politiche dirette alla riqualificazione della spesa pubblica. In particolare, le spese in conto capitale passerebbero dal 4,3% nel 2009 al 3% nel 2013, mentre le spese correnti si ridurrebbero, al netto degli interessi, dal 43,5% del 2009 al 40,8% nel 2013.
La DFP rileva invece alcuni scostamenti rispetto alle previsioni della RUEF con riferimento al saldo primario, per il quale si registra un lieve deterioramento, essenzialmente dovuto all’aggiornamento del quadro macroeconomico e alla revisione della composizione delle entrate fiscali 2010 emersa dal monitoraggio.
Si evidenzia, inoltre, uno scostamento con riferimento alla spesa per interessi, che si riduce sensibilmente per effetto di uno scenario dei tassi di interesse più favorevole di quello previsto nella RUEF.
Per quanto concerne l’evoluzione del rapporto debito pubblico/PIL, la DFP conferma le previsioni della RUEF, con un lieve incremento che, secondo quanto riportato nel documento, sarebbe dovuto, oltre che alle revisioni statistiche apportate dall’ISTAT sul risultato raggiunto nel 2009 (+0,1%), peraltro non ancora ufficializzate, alle maggiori emissioni necessarie per finanziarie i contributi italiani alla Grecia, che hanno, di fatto, neutralizzato il miglioramento del fabbisogno. In particolare, nel 2011 il rapporto debito/PIL si attesta a 119,2%, circa mezzo punto percentuale in aumento rispetto alle stime della RUEF, mentre già a partire dal 2012 si conferma l’andamento discendente di tale rapporto (che passerebbe al 117,5 % nel 2012 ed al 115,2% nel 2013).
Passando agli aspetti di prioritario interesse per la Commissione Finanze, la DFP prevede una lieve riduzione delle entrate, per effetto, in particolare, della riduzione dei contributi sociali dovuta in gran parte alle norme di contenimento della spesa del personale dipendente del settore pubblico.
In tale contesto si evidenzia come la DFP, pur senza indicare l’ammontare massimo della pressione fiscale, indichi come tale parametro, che ha raggiunto nel 2009 il 43,2 per cento, dovrebbe ridursi al 42,8 per cento nel 2010, attestandosi su un livello ancora inferiore nel triennio 2011-2013, passando al 42,4 per cento nel 2011, al 42,6 nel 2012 ed al 42,4 nel 2013.
Con riferimento specifico alle entrate tributarie, esse dovrebbero subire, negli anni compresi tra il 2010 ed il 2013, una lieve riduzione in percentuale al PIL rispetto al 2009, essenzialmente dovuta al fatto che in quest’ultimo anno sono state contabilizzate le entrate una tantum (pari allo 0,8 del PIL) derivanti dal rimpatrio delle attività detenute all’estero: al netto di tali introiti le entrate tributarie presentano, nel periodo considerato, un incremento dello 0,5 per cento in rapporto al PIL, determinato prevalentemente dalle norme in materia di lotta all’evasione fiscale e contributiva recentemente adottate. 
In tale contesto appare utile richiamare anche taluni aspetti della Nota metodologica sui criteri di formulazione delle previsioni tendenziali allegata allo schema di DFP, che rivestono particolare attinenza per gli ambiti di competenza della Commissione Finanze.
Nel sintetizzare gli effetti della manovra finanziaria adottata dal Governo nel 2010 con il decreto-legge n. 78 del 2010, la Nota evidenzia come essa abbia effetti significativi sull’indebitamento netto soprattutto per quanto riguarda il triennio 2011-2013, mentre impatta in termini del tutto trascurabili sul saldo relativo al 2010.
In generale, si sottolinea come tale intervento legislativo incida prevalentemente sull’andamento della spesa, che viene ridotta di 47 miliardi nel triennio 2011-2013, a fronte di maggiori spese pari complessivamente a 4,9 miliardi nel triennio.
Per quanto riguarda in particolare il versante delle entrate, si evidenzia come l’aumento delle stesse disposto dal predetto decreto derivi quasi interamente dagli interventi di contrasto all’evasione ed all’elusione fiscale, ed ammonti complessivamente, nel periodo 2011-2013 a circa 26 miliardi di euro, a fronte dei quali si determinano minori entrate pari a circa 6 miliardi, derivanti dalla riduzione dell’acconto IRPEF per gli anni 2011 e 2012.
Le predette maggiori entrate saranno realizzate soprattutto attraverso l’aggiornamento dei criteri per l’utilizzo dell’accertamento sintetico dei redditi, dall’introduzione dell’obbligo della fattura telematica per gli importi pari o superiori a 3.000 euro, dall’introduzione dell’obbligo di ritenuta d’acconto sui lavori di ristrutturazione edilizia che beneficiano delle agevolazioni fiscali in materia, dall’eliminazione del regime fiscale agevolato per i Fondi immobiliari a ristretta base partecipativa, dall’introduzione della tracciabilità dei movimenti in contanti anche per importi inferiori a 12.500 euro e fino a 5.000 euro, nonché dalle modifiche al regime tributario sulle riserve tecniche obbligatorie delle compagnie assicurative operanti nel ramo vita.
Per quanto riguarda le minori entrate, la Nota richiama in primo luogo la proroga della sospensione dei versamenti tributari e contributivi in favore dei contribuenti ubicati nelle zone dell’Abruzzo colpite dal sisma del 2009, la cui copertura è stata individuata avvalendosi dei maggiori introiti derivanti dalla riapertura temporanea dei termini per il rimpatrio delle attività detenute all’estero. Inoltre, la manovra finanziaria prevede l’applicazione di un regime IRPEF sostitutivo sulla quota di retribuzione, correlata da aumenti di produttività, erogata in attuazione di contratti collettivi; la proroga degli incentivi fiscali in favore dei ricercatori e dei docenti italiani residenti all’estero che rientrano in Italia; l’introduzione di un meccanismo di opzione per le imprese dei Paesi dell’Unione europea che avviano un’attività produttiva in Italia, fondato sulla possibilità di scegliere, in alternativa alla normativa fiscale italiana, il regime fiscale vigente in un altro Stato dell’Unione; l’introduzione di un sistema di fiscalità di vantaggio nelle aree deboli del Paese, consistente essenzialmente nella possibilità, per le regioni, di modificare le aliquote IRAP, ovvero potranno disporre esenzioni, detrazioni e deduzioni in favore delle nuove iniziative produttive. 
Per quel che concerne i criteri di formulazione delle previsioni relative alle entrate tributarie ed extratributarie contenute nello Schema di DFP, il capitolo 2.1.1 della Nota specifica che esse sono state effettuate utilizzando i dati relativi al 2009, scontando gli effetti della manovra di finanza pubblica adottata con il decreto-legge n. 78 del 2010.
In particolare si è tenuto conto dell’andamento del gettito dei singoli tributi, tenendo conto anche dei rimborsi d’imposta e delle compensazioni, nonché elaborando proiezioni dei relativi gettiti e considerando i fattori legislativi intervenuti in corso d’anno. Per quanto riguarda gli anni successivi al 2010 si sono anche presi in considerazioni i nuovi andamenti macroeconomici tendenziali, nonché le eventuali variazioni risultanti dall’elaborazione delle proiezioni sull’andamento del gettito.
Nel complesso la Nota prevede un ammontare complessivo di entrate tributarie pari, nel 2010, a 447,8 miliardi di euro, con un incremento, rispetto alla valutazione contenuta nella RUEF, di 0,8 miliardi.
Nel dettaglio, si stima, per il 2010, un decremento di 7,6 miliardi del gettito delle imposte dirette rispetto alle previsioni della RUEF 2010, a cui si contrappone un incremento di 7,3 miliardi delle imposte indirette, imputabile sostanzialmente all’andamento del gettito IVA. In tale ambito la Nota segnala l’effetto favorevole derivante dalle consistenti minori compensazioni d’imposte, probabilmente legato alle modifiche recentemente intervenute nella disciplina relativa alla territorialità delle operazioni IVA a seguito del recepimento nell’ordinamento italiano della direttiva 2008/8/CE ad opera del decreto legislativo n. 18 del 2010.
La Nota evidenzia inoltre un incremento pari a 600 milioni di euro delle imposte in conto capitale, legate alle maggiori entrate derivanti dalla riapertura dei termini per il rimpatrio delle attività finanziarie e patrimoniali detenute fuori dal territorio dello Stato.
Sono invece valutate in circa 500 milioni di euro gli effetti sul 2010 riconducibili al decreto-legge n. 78 del 2010.
Per quanto riguarda il biennio 2011-2012 si conferma una riduzione del gettito delle imposte dirette (che si ridurrebbero, rispetto alle stime della RUEF, rispettivamente di 8,2 e di 3,2 miliardi di euro) ed un aumento del gettito delle imposte indirette (che aumenterebbero, sempre rispetto alle previsioni della RUEF, rispettivamente di 8,4 e 9 miliardi di euro).
Per il 2013 si stima invece un ammontare complessivo di entrate tributarie pari a 497,8 miliardi con una crescita di 17,7 miliardi a confronto con il 2012 (+3,7 per cento).

 

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