In memoria di Mons. Giovanni Speciale tratto dal libro "Nel silenzio...la memoria" della Comunità dei Figli di Dio.
Martedì 02 Novembre 2010 17:14
Intervento dell'on. Alessandro Pagano a pag. 63.
Se è vero, come la migliore tradizione spirituale ci insegna, che le anime perfette, riguardo alla loro speranza, dovranno porre illimitata fiducia in Dio e far si che le contraddizioni dell’esistenza anziché infiacchire devono produrre fiducia.
Se è vero come è vero, che occorre far si, che serenità e pace siano inalterabili e che occorre desiderare la morte terrena per vivere la vera vita, la vita del cielo iniziata sulla terra, allora posso dire di essere stato onorato della fiducia e dell’amicizia, di un uomo di Dio, un grande sacerdote incamminato a grandi passi sulla via della perfezione cristiana: mons. Giovanni Speciale.
Si! Ho avuto questo grande onore nella vita: essere stato fatto oggetto dell’amicizia sincera di un tal uomo di Dio, di un grande sacerdote cattolico, di un contemplativo inserito nel mondo che non è riuscito a farsi trascinare dalle sue mode e dalle sue maree. Ho ascoltato sempre con devozione e attenzione tutta particolare, i suoi suggerimenti, i suoi consigli, le sue indicazioni, caratterizzati sempre dalla prudenza, dalla saggezza e dalla sapienza. Assieme abbiamo gioito perché riuscivamo anche a scherzare, grazie alla confidenza di cui mi aveva fatto dono. E i suoi sorrisi appena accennati, pur tra le sue non poche tribolazioni, sono ancora impressi nella mia memoria.
Di S.E. eccellenza mons. Giovanni Iacono, Vescovo di Caltanissetta, che lo ha ordinato sacerdote nel 1953, ha ereditato parecchi caratteri essenziali. Il tratto semplice del fanciullo e la serietà del portamento, insieme alla ricchezza umana, spirituale e culturale.
Gli incontri con mons. Speciale erano sempre un vero piacere e sempre forieri di conseguenze positive. Riusciva a trasmettere insegnamenti, ad offrire indicazioni utili, ad indicare la “retta via” senza scivolare in beceri paternalismi, riusciva a diffondere una luce che è quella che promana dall’autorevolezza e non è mai figlia dell’autoritarismo. Riusciva ancora ad essere vicino al temperamento e al portamento dei più giovani di lui, almeno cronologicamente, senza indulgere a ridicoli giovanilismi.
La sua è stata una esistenza ricca di esperienze, ricca di capitali poi saputi ben spendere al servizio di Dio, della chiesa e delle anime.
Nel suo percorso sacerdotale si è occupato dei giovani: da assistente dell’associazionismo, da guida pastorale parrocchiale, da docente, da curatore della pastorale vocazionale, da padre spirituale dei seminaristi e da rettore del seminario diocesano.
Contro la cieca stoltezza di quanti continuano purtroppo a presentarci un Cristianesimo depauperato, mons. Speciale ci ha presentato la storia della civiltà cristiana come l’edificazione di un tempio, di una meravigliosa cattedrale, concretamente terrena ma con le guglie protese e svettanti nella direzione del cielo.
La parola scorreva limpida sulle sue labbra: ogni sì era sì, ed ogni no era no.
Ci ha insegnato la semplicità del linguaggio e il profondo significato di esso.
L’uomo infatti parla: quando ha fame chiede pane, quando ha bisogno di gioia chiede vino,quando ha bisogno di conforto chiede amore; l’uomo parla e qui è la possibilità della sua salvezza. Ancora l’uomo legge e quando non sa leggere ascolta meravigliato. L’uomo scrive e quando non sa nemmeno scrivere il suo nome fa un segno di croce.
Con la sua attenzione all’arte e la sua lettura dell’arte, mons. Speciale, ci ha insegnato a guardare al significato di questa sorta di linguaggio. Il linguaggio è tradizione. E la tradizione autentica si tramanda e si rinnova, ma non si inventa! Non si vivifica ma è vivificante, la si può portare ovunque sulla terra ma non mai aggiungerle qualcosa che non si trovi già implicito in tutta la sua infinita ricchezza.
Mons. Giovanni Speciale, alla scuola del grande don Divo Barsotti, ci ha insegnato come dobbiamo essere e come dobbiamo irradiare e donare agli altri quella luce che abbiamo ricevuto. Riprendendo San Tommaso d’Aquino, ci ricordava che dobbiamo trasmettere agli altri ciò che si è contemplato, ciò che si avuto. Così, semplicemente si sarà missionari, così si sarà monaci attivi in un mondo che sempre più appare irrequieto e confuso.
Alessandro Pagano