“Nonostante i tentativi della Santa Sede di risolvere positivamente la questione delle ordinazioni episcopali da parte della Chiesa patriottica cinese senza mandato papale, continua purtroppo la politica repressiva di Pechino nei confronti delle libertà religiose e, in particolare, nei confronti dei fedeli cattolici.

In seguito ai recenti episodi di violenza condotti dalla polizia cinese e sfociati in arresti arbitrari e nel rapimento di quattro vescovi fedeli alla Chiesa cattolica, costretti inoltre ad assistere ad un’ordinazione episcopale illegittima, si è reso necessario realizzare una mozione urgente che impegnasse il Governo ad adottare tutti gli opportuni provvedimenti”.

Lo affermano in una nota congiunta l’On. Alessandro Pagano, in qualità di primo firmatario della mozione, e oltre cento deputati del Pdl.

“In mancanza di una presa di posizione chiara e decisa, sia del nostro Governo, sia degli altri paesi democratici, - proseguono - il rischio che la Cina in futuro, quando il suo dominio economico si espanderà ulteriormente, limiti le libertà, a partire da quelle religiose, anche in altri Paesi imponendo i propri modelli politico-culturali ispirati al comunismo più becero, non è meramente ipotetico, bensì del tutto possibile”.

“Per tali ragioni, - concludono - la mozione presentata intende anzitutto squarciare il velo di indifferenza che ammanta una questione così essenziale per la sopravvivenza stessa delle nostre democrazie, impegnando al contempo il Governo: ad inoltrare per via diplomatica le riserve del Governo italiano sulla situazione della Chiesa cattolica in Cina; ad avviare le opportune consultazioni con la Santa Sede per l’adozione di azioni internazionali comuni per il pieno riconoscimento della libertà religiosa in Cina, nel rispetto del principio della separazione tra Stato e Chiesa e dei poteri dell’Autorità costituita; ad attivarsi in sede Ue per l’adozione di una linea comune sulla persecuzione dei cattolici in Cina; nonché ad attivarsi in sede Onu per l’adozione di atti che impegnino la Cina, in quanto Stato membro, al rispetto delle disposizioni internazionali sulla libertà religiosa”.