Venerdì, 26 Aprile 2024


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Lettera aperta sul Palmintelli

Mi corre obbligo rispondere alla lettera aperta dell’on. Angelo Lo Maglio, non tanto per replicare allo stesso, cosa che sarebbe soltanto sterile tenuto conto delle posizioni ormai "incartapecorite" dalla sua amministrazione di sinistra; quanto per evitare strumentalizzazioni di cui subdolamente – perché è nel loro Dna – Lo Maglio e i suoi compagni fanno uso.

E’ evidente infatti che sul vincolo del Palmintelli insistono troppi interessi perché altrimenti non sarebbe giustificata l’aggressività e la durezza con cui "loro" e non certo io che sono intervenuto per la prima volta qualche giorno fa, continuano a difendere le loro tesi di fronte alla città.

Lascio alle altrui intelligenze queste considerazioni per comprendere dove sta la ragione. Da parte mia devo occuparmi di Beni Culturali e su questo argomento non accetto lezioni da chi strumentalmente utilizza la politica forte del suo scranno.

Il neo on. Lo Maglio afferma, infatti che la mia iniziativa sarebbe "di chiaro stampo elettoralistico", mi definisce "fazioso uomo di parte" (da quale pulpito viene la predica compagno Lo Maglio!), mi accusa di ignoranza della salvaguardia dei Beni Culturali e – geniale! – dopo dieci anni che faccio politica ininterrotta sempre ad un certo livello (mi spiace ricordare che sono stato assessore regionale alla Sanità, al Bilancio e oggi ai Beni Culturali e alla Pubblica Istruzione) cerca, da novello Masaniello, di fare insorgere l’opinione pubblica in nome di una mia non nissenità.

Ma vado in ordine.

Che sia chiaro, non sono mai intervenuto – e fino a quando resterò assessore regionale ai Beni Culturali mai lo farò – sulla tesi sociale del buon utilizzo sportivo del campo di calcio. Il tuttologo on. Lo Maglio continua a spostare l’asse del problema perché i miei atti come quelli della Soprintendenza sono dettati dalla legge.

Lo Maglio afferma "non abbatteremo mai il Palmintelli fino a quando non ne sarà costruito uno nuovo in via Rochester" che è come dire – tanto per fare un esempio - non butteremo mai giù una chiesa o un palazzo di grande valore fino a quando non ne avremo costruito un altro dove i fedeli andranno a pregare o le persone a riunirsi. Bella frase ad effetto on. Lo Maglio! Ma il tema è che quell’area ha valore storico perché proprio quel rettangolo di gioco, con le tribune e il cancello, sono i i più antichi di Sicilia assieme allo stadio della Favorita di Palermo. Quindi è il Palmintelli nella sua interezza, che va tutelato e tramandato alle generazioni future perché altrimenti se ne perderebbe la memoria storica. Ben altra cosa rispetto ad una piazza-parcheggio dal discutibile gusto che costerebbe qualche milione di euro (sic!).

Il dotto on. Lo Maglio, che in un passaggio mi dà dell’ignorante citando il nuovo codice dei Beni Culturali si dovrebbe fare spiegare in qualche lezione privata che proprio il decreto Urbani dice che qualsiasi Bene di proprietà pubblica che abbia più di 50 anni è vincolato per legge. Quindi dovrebbe essere esattamente il contrario: dovrebbe cioè essere il sindaco a chiedere lo svincolo del Palmintelli, proprio perché ha le caratteristiche sopracitate. Per quanto mi riguarda bene hanno fatto Assessorato e Soprintendenza a ribadire che il Palmintelli non può essere smembrato.

Con riferimento all’altra bugia, sulla palestra Bilotta, citata dallo stesso vicesindaco, rimando per ragioni di spazio ad una prossima conferenza stampa che convocherò non appena ritornerò dal mio viaggio in Cina dove stiamo inaugurando la più importante mostra dell’intero 2006, organizzata nel prestigioso museo nazionale di Pechino dal titolo "Continente Sicilia: 5000 anni di storia". Come i lettori potranno notare è esattamente il contrario di quello che va blaterando Lo Maglio perché se fosse tutto strumentalizzato per la mia campagna elettorale, così come dice lui, oggi non sarei a 9000 chilometri di distanza perdendo giornate preziose cosa che invece nel supremo interesse dell’immagine della nostra regione sto facendo con orgoglio e piacere.

La verità è che i compagni post comunisti, dopo dieci anni ininterrotti di amministrazione comunale a Caltanissetta, stanno impazzendo dalla quantità e dalla qualità delle iniziative che abbiamo avuto modo di realizzare in città.

Per loro l’iperattivismo di Alessandro Pagano è la prova concreta della loro incapacità assoluta ad amministrare in maniera decorosa la città. Altro che nissenità! Questo non nisseno, che però ama profondamente Caltanissetta, ha fatto da solo per Caltanissetta più di quanto questa sinistra ha saputo fare in un decennio. Ma questo è sotto gli occhi di tutti!

Alessandro Pagano

Assessore regionale ai Beni Culturali, Ambientali e della Pubblica Istruzione

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