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Il Mattino: la #famiglianaturale messa alla gogna

 

 

 

L'Editoriale de Il Mattino, di Alessandro Barbano


Perché in Italia si può organizzare un corteo sull'orgoglio omosessuale, finanziato e sostenuto dai pubblici poteri, perché si possono gremire le piazze e le strade di giovani che esibiscono una sessualità che ha sostituito il consumo al pudore, e invece non si può tenere una manifestazione sulla famiglia senza finire alla gogna con l'accusa di omofobia? A Milano l'altro ieri è andato in scena un paradosso che dovrebbe far riflettere, assai più di quanto abbiano fatto i giornali.

Un convegno organizzato dalla Regione Lombardia nella sede dell'Expo sul tema della famiglia tradizionale è stato preceduto da intimidazioni agli organizzatori e poi preso d'assalto da duemila giovani che sventolavano le bandiere della variopinta galassia gay, dei centri sociali ma anche dei partiti della sinistra, Partito democratico compreso. E' la prova di dove può arrivare una democrazia neutrale e distratta nella quale un pensiero radicale s'impone quasi  come una dittatura dei diritti civili.

Ciò che sta accadendo non ha niente a che vedere con la lotta contro le discriminazioni, né con l’emancipazione. E’ una guerra di potere che si propone, fin qui con discreto successo, di delegittimare l’istituzione familiare nel discorso pubblico, facendola apparire politicamente scorretta, e di imporre un’ideologia di genere, l’unica riconosciuta e perciò sostenibile. I difensori delle libertà individuali, e in questo Paese non mancano, dovrebbero fiutare il sottile totalitarismo che attraversa questa deriva de3l pensiero, invece che inchinarsi ad esso. La teoria del gender nega che abbia significato la differenza biologica tra uomini e donne determinata da fattori scritti nel corpo e sostiene che il maschile e il femminile sono mere categorie culturali e, come tali, esito di un’autodeterminazione del singolo, revocabile nel tempo e sottratta a qualunque connotazione sociale: secondo questo pensiero l’umanità non è più divisa tra maschi e femmine, ma è fatta di individui che decidono giorno per giorno chi vogliono essere o non essere.

Il fondamentalismo dei diritti civili declina e proietta l’antica lotta di classe nell’Europa senza muri e racconta l’utopia di un mondi senza differenze che non siano prodotte da un atto di volontà e libertà. Sennonché, nel passaggio dall’epoca del lavoro all’epoca della tecnica, il pensiero forte che si fa ideologia finisce per capovolgere i suoi fini: il gender è la dittatura dell’individuo sottratto a qualunque responsabilità sociale.

Ci sarebbe da sorridere, se questa paccottiglia solo falsamente egualitaria da istituzioni come le Nazioni Unite e l’Unione europea, pronte a elargire sostanziosi contributi a scuole, università e strutture formative che la propongono. Così, mentre le questioni dell’educazione slittano in cosa all’agenda delle priorità, si realizza la messa al bando della famiglia e il suo esito sociale. Chi dichiara di volerla sostenere –il caso dell’imprenditore Barilla è di scuola- viene posto all’indice e costretto a fare atto di pubblica contrizione.

La satira che insulta la religione ha qualcosa a che vedere con chi caccia la famiglia dal perimetro pubblico della democrazia. Entrambi sono forme di un estremismo libertino di cui pure non c'è traccia nella tradizione del liberalismo, su cui si fonda l'intera costituzione europea. Lo ricorda Giuliano Amato nel suo ultimo libro, "Le istituzioni della democrazia", di cui il Mattino ha pubblicato ieri uno dei brani più significativi: né il razionalismo critico di Kant né l'utilitarismo di Bentham, ne ancora il  neocostituzionalismo di Dworkin hanno mai immaginato un diritto alla libertà indeterminato, la cui unica misura fosse la volontà individuale.

Questa pretesa, figlia delle promesse di una tecnica sfuggita al controllo della civiltà, rischia di essere oggi il totem sotto cui la vecchia e stanca Europa s'addormenta, mentre un nemico senza pietà attenta alla sua libertà.

19 Gennaio 2015

@alepaganotwit

 

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