#divorziobreve:intervento aula seduta 412 del 21.04.2015
Martedì 21 Aprile 2015 01:00
Disposizioni in materia di scioglimento o di cessazione degli effetti civili del matrimonio nonchè di comunione tra i coniugi
ALESSANDRO PAGANO. Grazie, Presidente.
Su questo provvedimento, in questa affollatissima Aula, lascerò tracce soprattutto per i posteri, perché la delicatezza dell’argomento è tale che non si può non lasciare un minimo di resoconto alla storia.
Sappiamo bene che il provvedimento sarà intangibile, in quanto avendo subito modifiche al Senato narrerò meglio ora cosa intendo – di fatto non subirà ulteriori modifiche. Quindi alla Camera non ci
resta altro che parlare e spiegare le motivazioni dal punto di vista dottrinale e da una punto di vista tecnico giuridico, non certo per sprecare carta o voce, ma perché riteniamo che sia giusto che una bandiera venga issata e che, rispetto alla storia, non sono emersi in questo sterile dibattito i giusti argomenti. Questo provvedimento contribuisce a destrutturare i cardini della nostra società. E siccome si dice che « dai frutti li riconoscerete », mi sembra di dire che questa società è peggiore del passato, di
quella passata, e sta ponendo le basi per una società futura che sarà ancora peggiore.
Mi riferisco, in generale, a una società che è priva di valori sostanziali e che quindi, proprio per questo motivo, sarà incapace di generare autentica crescita, autentico progresso sociale.
Spiego meglio tutto questo con riferimento al provvedimento che stiamo trattando.
Entriamo nel merito. Dal 1970 al 1987 le domande per il divorzio presupponevano il decorso di cinque anni dalla comparizione delle parti davanti al tribunale per il giudizio di separazione personale.
Il motivo era logico: passava una legge che cambiava gli schemi e l’impostazione sociale precedente e si davano cinque anni per potere riflettere, per potere tornare indietro rispetto alle esigenze.
Dal 1987 ad oggi il tempo della cosiddetta separazione passò a tre anni, un tempo, anche in questo caso, ritenuto congruo per passare dalla coabitazione ormai difficile a un nuovo status giuridico e civile.
Nell’ottobre 2014 le Camere introducono il divorzio breve e facile. È facile perché per sciogliere il matrimonio quando, vi è il consenso dei coniugi e pure in presenza di figli minori, la figura del tribunale o, meglio, del presidente del tribunale è di fatto superata. È sufficiente, infatti, un verbale redatto da due avvocati e non solo: alla privatizzazione della gestione della crisi matrimoniale si affianca una contrazione dei tempi. Il divorzio facile diventa anche breve, visto che da tre anni scende a uno, ulteriormente ridotto a sei mesi.
Nel testo uscito dalla Commissione giustizia del Senato, rispetto al provvedimento che stiamo trattando, viene inserita un’ulteriore novità e, cioè, che con l’accordo dei coniugi e dei figli maggiorenni si poteva saltare il passaggio della separazione e giungere direttamente al divorzio.
Tutto il mondo pro-family insorge e il risultato è che poi alla fine l’emendamento di cui trattasi – e che vedo che anche oggi è stato difeso – praticamente viene ritirato, grazie alla forte opposizione del nostro partito. Quindi, Nuovo Centrodestra e Area Popolare si intestano la battaglia di dire che non è tecnicamente, politicamente o moralmente possibile che ci sia una coincidenza assoluta tra questi due momenti, che attengono alla separazione delle coppie e al momento del divorzio. È frutto di una presa di posizione ? È la logica di qualche cosa che appartiene a un passato che non deve ritornare più?
No ! Noi abbiamo un’impostazione completamente diversa. Intanto, continuiamo a dire che lo stralcio di quell’articolo, che appunto fu fortemente voluto dal nostro gruppo a Palazzo Madama, è una cosa di cui noi siamo particolarmente orgogliosi, perché di fatto, anche se sappiamo benissimo che è una battaglia che ci ha visto perdenti, riteniamo che appartenga a quelle battaglie che bisogna chiamare e classificare come battaglie di « principi ». Siccome una società vive sui principi, nel momento stesso in cui un principio viene meno viene meno il cardine della società stessa e, quindi, come un cardine regge una porta e senza quel cardine, senza quel principio, crolla la porta stessa così nel caso specifico crollerebbe la nostra società. Poco fa la stimata collega Giuliani ha avuto modo di dire che la teoria del piano inclinato non la convinceva. Ma la teoria del piano inclinato non è una balla che è stata inventata dai sociologi: essa è l’osservazione del reale. Cioè, io osservo la realtà, guardo le cose come vanno e alla fine, proprio perché le osservo, le interpreto, le spiego, le vivo, magari anche sulla propria pelle. Quindi, nel caso specifico la teoria del piano inclinato è di fatto quel momento in cui si parte con una pallina di neve che, man mano che scende, diventa sempre più grande. È il cosiddetto effetto « palla di neve ». Ad ogni metro la velocità produce effetti devastanti, si travolge tutto e tutti. Sappiamo bene che le valanghe, che producono morti e disastri nelle realtà di montagna, alla fine sono proprio nate - o, meglio, nascono – proprio perché c’è un effetto di smottamento minimo che produce l’effetto che ho appena spiegato.
E, allora, noi non possiamo banalizzare questo concetto, perché almeno in quest’Aula vuota, e rispetto alle cose che lasceremo ai posteri, bisognerà spiegare bene, perché un giorno, prima o dopo tutti se ne accorgeranno. Quello che sto dicendo non è profetico, quello che sto dicendo: è assolutamente matematico. Succederanno disastri, perché le cose che stiamo avendo oggi, frutto di una società che in Occidente è degradata, è il frutto di una società che ha perso i principi, che ha perso i cardini e che, quindi, è destinata al crollo miserevole. Quando la coscienza abbassa il proprio livello, quando di fatto il livello morale non esiste più, è chiaro che il passaggio successivo è sempre quello di un abbrutimento.
Le leggi orientano le coscienze; se c’è una coscienza che è sempre più bassa, è evidente che poi il passaggio successivo sarà la irresponsabilità. Poco fa l’onorevole Giuliani diceva che, grazie alla legge sulle interruzioni volontarie di gravidanza il numero degli aborti è diminuito. A parte che, dal momento in cui è nata la legge sull’aborto, nel 1978, sono 5 milioni gli italiani che sono venuti meno. Cinque milioni di italiani, che sono quelli che hanno fatto venire meno la base demografica. Per cui oggi il crollo dell’economia italiana ha una spiegazione che è tutta demografica. Abbiamo una base demografica strettissima, che deve reggere un numero straordinariamente ampio di anziani, il che significa costi del welfare, della sanità e delle pensioni bestiali. Certo che poi crolla tutto, che mancano i soldi per gli investimenti, che mancano i soldi per fare le cose più normali e si è costretti a tassare sempre di più per sorreggere un sistema sociale che, di fatto, sta schiacciando coloro che stanno sotto, cioè i giovani.
Quindi, l’effetto macroeconomico l’avete vissuto, l’avete voluto. Chi ha voluto questa legge per avere più diritti (io li chiamo desideri) ha fatto crollare l’economia nazionale. Senza contare il fatto che, onorevole Giuliani, sono diminuiti gli aborti, rispetto a quali dati ? A quelli che diceva la Bonino, che diceva che morivano 100, 200, 300 mila donne l’anno per aborti clandestini ? In quegli anni, negli anni
Settanta e Ottanta, le statistiche sparavano numeri a vanvera. Dall’anno quattordici, quando la donna diventa fertile, all’anno cinquantacinque, quando perde mediamente la fertilità, il numero complessivo di morti, in quegli anni, per tutte le cause possibili e immaginabili, era inferiore a quello che l’onorevole Bonino e tutti quelli del mondo radicale raccontavano per convincere l’opinione pubblica. Però, le bugie, quando sono gridate e ripetute, sono talmente tante per cui le migliaia di morti si coglievano a grappoli e il risultato è stato che è passata una legge imbrogliando gli italiani. Con le sue tesi vogliamo dire che, se legalizziamo l’omicidio, l’omicidio in senso lato ovviamente, domani avremo un numero inferiore di omicidi ? Ma è questa la tesi che vogliamo sostenere ? Vogliamo sostenere che la droga legalizzata ha prodotto meno morti o meno drogati ? Vogliamo vedere le statistiche ? L’osservazione della realtà inchioda rispetto ai dati.
Ritorno al provvedimento per evidenziare che questa nuova legge è stata fortemente ridimensionata da Nuovo Centrodestra Area Popolare. Ci prendiamo il merito al Senato di non aver fatto passareil cosiddetto divorzio sprint, e questo, non so per quale motivo, non è stato anche adeguatamente amplificato dai media. Infatti, io sono convinto che c’è un mondo che ci osserva in maniera chiara per vedere un attimo se c’è la volontà di resistere rispetto a certe derive. Però, nonostante tutto, con questa legge la separazione diventa un semplice passaggio verso il divorzio: parlo di quella che stiamo approvando in queste ore. È evidente che quindi i figli non contano più nulla: una mamma può trovarsi nel giro di poco più di un anno nella condizione di divorziata, senza volerlo o, probabilmente, vista la fretta, senza che le disposizioni relative ai piccoli siano sufficientemente ponderate. Ella può anche trovarsi in condizioni peggiori, ma o accetta questo o può finire anche peggio. Nel 2013 l’Italia ha toccato il limite negativo delle nuove nascite, non ho i dati del 2014 ma immagino che continui ad andare peggio; ciò, dipende da tante ragioni, non ultima la scarsa stabilità dei nuclei familiari e tutte le ricerche sociologiche, dicasi tutte, attestano che le famiglie fondate sul matrimonio hanno una più elevata propensione a mettere al mondo figli rispetto a situazioni differenti. Inoltre, aver abbassato la soglia da tre anni ad uno – ritorniamo alla legge – per ottenere il divorzio in casi di separazione giudiziale – addirittura a sei mesi nei casi di separazione consensuale – ha cancellato di fatto ogni forma di tutela saggiamente predisposta dal passato legislatore, quando nei confronti del coniuge più debole aveva immaginato questa dimensione. Di logico c’è anche il fatto che non si tiene per nulla in conto la presenza di figli minori, dal momento che la soglia dei sei mesi permane anche in questo caso. Questo nonostante le statistiche dimostrino come una maggiore ampiezza dei tempi tra separazione e divorzio favorisca la riconciliazione delle coppie, a tutto vantaggio dei figli. Poco fa l’onorevole Ferraresi ha detto che si tratta di un numero basso; io penso, immagino che anche un numero minimo di coppie che si riconcili nell’interesse dei figli rappresenti un elemento fondamentale.
Questo è il dato che mi permetto di sottolineare, quel concetto di responsabilità che è completamente crollato, per cui il matrimonio è ormai diventato un fidanzamento perenne; non si pensa che c’è una fase successiva, che è quella della procreazione, dove ci sono dei figli che soffriranno, e che il giorno in cui vi sarà un divorzio avranno dei traumi, delle ferite che si porteranno dietro per tutta la vita. Tutto questo perché evidentemente si vuole una società ludica fatta soltanto di giochi e di divertimenti senza più responsabilità, e questo è il senso del mio intervento. Il senso della responsabilità non è una cosa che cala dall’alto, non è frutto di un DNA che scorre nel nostro sangue come se ci fosse un’eredità ricevuta da un nostro avo.
Il senso di responsabilità è frutto di un rapporto educativo, è un testimone che viene passato da una generazione all’altra; se chi passa il testimone ti dice di comportarti e di fare come vuoi,
di spassartela considerando i figli un accidente nella storia, un passaggio minimo e insignificante, allora a quel punto è chiaro che si diventa irresponsabili. Sempre di più aumenta il numero degli irresponsabili di questa nazione, di questo Occidente, perché le leggi orientano le coscienze, cari colleghi. Potete dire tutto quello che volete, ma ogni volta che togliete un gradino, un mattone a questa costruzione, contribuite a realizzare irresponsabili e incoscienti che poi diventano a loro volta classe dirigente, genitori, manager, professori, educatori che contribuiranno a loro volta, a cascata, a creare problemi. Ecco perché poco fa vi ho detto che questa società finirà male; se dal 1968 ad oggi – mi assumo la responsabilità di quello che dico – abbiamo visto un declino sociale spaventoso la chiave di lettura va letta in quel periodo dove l’autorità con la « A » maiuscola doveva sparire.
Niente Dio, niente padri, niente maestri, niente educatori, sono questi i frutti che stiamo avendo oggi e ogni passaggio successivo è stato esponenziale, una palla di neve diventata valanga che contribuisce a distruggere tutto. Qualcuno dice che è questa la società che vogliamo, e io dico « no » !
Semmai è la perenne lotta tra il bene ed il male, per usare una frase di Tolkien: sappiamo che il bene vincerà, questo è certo, rientra nelle corde della storia, però il problema è quante generazioni soffriranno per colpa di questi incoscienti che hanno voluto tutto ciò ?! Già è partito il tic-tac della storia che ci sta condannando. Assieme a questa generazione, quante altre generazioni soffriranno? Questo, un giorno, sarà ascritto a qualcuno. Ritorniamo al provvedimento: nonostante la proposta di legge sul divorzio breve sia passata, ritengo che comunque la battaglia continui ad essere fatta e debba essere fatta. A chi, politicamente, sono ascrivibili questi ragionamenti? A tutti quelli che si rifanno al « pensiero debole », che incarna una strada che sta facendo depauperare il nostro popolo. Il 40 per cento di coloro che si sono separati non si sono più risposati. Perché, Governo ? Perché, evidentemente, dopo essere passati per la loro esperienza, certamente non felice, questi ex coniugi hanno ritenuto opportuno di non ripetere, di nuovo, un’altra avventura simile. E poi, evidentemente, hanno trovato anche un equilibrio con la precedente compagna o con il precedente compagno, con la precedente moglie o con il precedente marito, perché, evidentemente, questo equilibrio si è confermato nel fatto che i figli, che mediamente sono l’elemento di congiunzione di queste coppie, hanno trovato, assieme alle famiglie – questo ci dicono i sociologi – un momento di stasi, mettiamola così. Quindi, non si è risposato il 40 per cento delle coppie. Significa che il 40 per cento ha trovato una sua forma di equilibrio. Perché cito questo dato ? Perché ritengo che il dato del divorzio sia, di fatto, in molte coppie un fatto consolidato anche senza atto giuridico. Cito un’altra statistica, e qui concludo, che è quella che dice che un campione di persone pari al 64 per cento considera infelice il proprio matrimonio in un certo momento storico. Cinque anni dopo, se hanno avuto la forza di superare il momento difficile, hanno ritrovato la felicità, hanno ritrovato l’equilibrio ed è rimasto sposato.
Ebbene, questo 64 per cento, che poi, alla fine, dopo cinque anni, si dichiara felice del proprio matrimonio, di fatto, se fosse già esistita la legge di cui oggi stiamo parlando, si sarebbe separato, e quindi, probabilmente, non avrebbero trovato quell’equilibrio a cui accennavo prima. Sono statistiche che, ovviamente, sono importanti per comprendere concretamente che le leggi che abbiamo avuto fino adesso e che il Parlamento si accinge a modificare sono leggi che avevano una logica, quella logica che oggi non avvertiamo.
Presidente, manifesto sin da oggi la mia volontà di votare contro questa proposta di legge, proprio perché il mio partito, in generale, ci ha lasciato libertà di coscienza.
@alepaganotwit