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Mozione 1-01421, concernente la funzione sociale delle cooperative. Martedì 8 novembre 2016, seduta n. 703

 

 

 

 

La Camera,


 

 

premesso che:

il primo comma dell'articolo 45 della Costituzione sancisce che «la Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata», demandando poi al legislatore di promuoverne e favorirne l'incremento con i mezzi più idonei, assicurandone altresì, con gli opportuni controlli, il carattere e le finalità;

le cooperative, dunque, sono nate con l'obiettivo nobile di assorbire il gap di intervento statale sulle questioni di impatto sociale, in risposta a bisogni economici intessuti di elementi valoriali come la solidarietà e la collettività;

è indubbio però che nel tempo tale funzione si è persa ed il complesso sistema delle cooperative, così come è strutturato oggi, è in palese contraddizione con il richiamato principio costituzionale;

innanzitutto si assiste sempre più a episodi in cui l'azienda madre perde completamente cognizione del proprio ciclo di esternalizzazione, senza alcun monitoraggio ai fini delle commesse e dei pagamenti stipendiali, a danno ultimo dei lavoratori impiegati;

di non minor peso è il contorno di malaffare, illegalità e dilagante corruzione che oramai caratterizza il mondo delle cooperative, le quali, ricorrendo a manodopera a basso costo e privando chi lavora dei propri diritti e delle proprie tutele, di fatto si conformano fortemente al principio della libera concorrenza tra operatori economici;

soprattutto nelle attività relative ai servizi di logistica, dal facchinaggio ai traslochi, è frequente l'emergere di cooperative fittizie o di fenomeni di caporalato; inoltre, le cooperative, godendo di sgravi fiscali ed aliquote contributive ridotte, elargiscono ai propri dipendenti o ai soci lavoratori paghe più basse in deroga ai contratti collettivi di categoria, creando fenomeni di dumping;

l'utilizzo del modello cooperativo quale strumento per realizzare business a scopi criminali è divenuto peraltro esponenziale con riguardo al sistema di accoglienza e assistenza migranti e presunti profughi. In proposito, si ricorda che operano attualmente le cooperative sociali che, a seguito di gara, gestiscono i centri di accoglienza governativi, centri di identificazione ed espulsione (CIE), centri di assistenza richiedenti asilo (CARA), centri di primo soccorso e accoglienza (CPSA), centri di accoglienza (CDA), cui devono aggiungersi le cooperative sociali impegnate nella gestione dei centri di accoglienza temporanei, delle quali neanche il Ministero dell'interno è in grado di fornire il numero esatto, come risulta dalla risposta al question time n. 3-01368;

le diverse inchieste giudiziarie, a partire da quella relativa al centro di accoglienza per richiedenti asilo di Mineo e passando per quella di «mafia capitale», sono la riprova delle dimensioni del fenomeno di commistione tra il malaffare e le cooperative;

se, dunque, è opportuno e doveroso preservare l'azione delle cooperative vere che, rispondendo allo spirito mutualistico originario, collaborano fattivamente per il bene comune, è altrettanto opportuno e doveroso intervenire con forza sulle false cooperative, quelle «spurie», quelle che sfruttando in modo strumentale le agevolazioni fiscali previste a legislazione vigente, agiscono a danno dei diritti e della dignità dei lavoratori al solo scopo di lucrare;

si rammenta, all'uopo, che in sede di esame alla Camera della legge 29 ottobre 2016, n. 199, il Governo ha accolto l'ordine del giorno 9/4008/46 della Lega Nord in cui si impegnava «ad intensificare i controlli e a porre in essere azioni di contrasto delle cosiddette false cooperative o cooperative spurie»;

i dati del Ministero del lavoro e delle politiche sociali in materia di vigilanza sulle cooperative spurie relativi al primo trimestre 2016 registrano che su 934 cooperative ispezionate, 470 sono risultate irregolari, cioè oltre il 50 per cento, il che evidenzia che le misure finora messe in campo, come l'osservatorio nazionale delle cooperative ed il numero di ispezioni effettuate, siano inadeguate e insufficienti a contrastare il fenomeno;

si stanno, inoltre, moltiplicando sul territorio iniziative di cooperative gestite interamente o quasi da immigrati, in settori anche molto diversi tra loro, che acuiscono il rischio di lavorazioni al di sotto degli standard di sicurezza e qualità imposti, nonché quello dell'evasione fiscale relativamente agli obblighi di versamento dell'Iva;

nel giugno 2015, in risposta ad un altro question time in Assemblea della Lega Nord n. 3-01549, il Ministro Poletti informava che «il Ministero dello sviluppo economico, che è competente in materia, ha reso noto che nei giorni scorsi è stato oggetto di diramazione alla Presidenza del Consiglio lo schema del disegno di legge annuale in tema di PMI che presenta una sezione dedicata proprio alla riforma del sistema della vigilanza cooperativa e al contrasto delle cooperative spurie. Il piano, quindi, potrà formare oggetto a breve dell'attenzione e dell'intervento del Parlamento»; di tale piano ad oggi non si ha notizia,

impegna il Governo:

1) ad adottare ogni opportuna iniziativa di competenza per riformare la vigente disciplina sul funzionamento delle cooperative, al fine di rimediare alle distorsioni di mercato ed alla concorrenza sleale operata da quelle «spurie», provvedendo a:

  a) individuare, in maniera esplicita e chiara, criteri certi per l'assegnazione delle gare pubbliche e modalità di monitoraggio per l'accertamento del rispetto di standard qualitativi e quantitativi;

  b) garantire l'allineamento retributivo dei dipendenti delle cooperative ai dipendenti di aziende dello stesso settore;

  c) rivedere, eliminandoli, i vantaggi fiscali e contributivi che stanno alla base della scelta del modello cooperativo «spurio»;

  d) prevedere, con riguardo alla pratica delle «esternalizzazioni» aziendali della manodopera connesse con l'impiego negli appalti nei vari settori, operazioni di monitoraggio in relazione alle commesse e alle erogazioni dei trattamenti stipendiali;

2) ad assumere iniziative normative volta ad introdurre l'obbligo di prestazione, da parte delle cooperative con titolari o soci che siano cittadini non comunitari, di una garanzia fideiussoria, bancaria o assicurativa, ovvero la previsione di un deposito cauzionale, in favore dell'Agenzia delle entrate, per un importo non inferiore a 10.000 euro;

3) a promuovere misure atte a restringere il ricorso da parte delle cooperative alla raccolta di denaro attraverso il cosiddetto «prestito sociale», prevedendo adeguati controlli e la definizione di vincolanti parametri di liquidità, di solidità finanziaria, di trasparenza, di informazione e di pubblicità dei bilanci e degli investimenti da parte delle cooperative a favore del socio aderente al prestito;

4) a dare seguito in tempi rapidi all'impegno assunto con l'accoglimento dell'ordine del giorno citato in premessa, intensificando ispezioni e controlli e disponendo provvedimenti di commissariamento o scioglimento a fronte di palesi irregolarità, nonché assumendo iniziative per estendere tale attività di vigilanza e controllo anche nei confronti degli enti cooperativi aderenti alle associazioni nazionali di rappresentanza.

(1-01421) «Simonetti, Guidesi, Fedriga, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caparini, Castiello, Giancarlo Giorgetti, Grimoldi, Invernizzi, Molteni, Pagano, Picchi, Gianluca Pini, Rondini, Saltamartini».

@alepaganotwit

 

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