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Atto Camera concernente li iniziative del governo italiano in relazione ai conflitti in atto in Siria

 

 

 

 

 

Mozione 1-01428. Martedì 8 novembre 2016, seduta n. 703


 

  La Camera,

   premesso che:

la Siria è sconvolta da un aspro conflitto civile, le cui origini, risalenti al marzo 2011, possono essere ricondotte alla propagazione spontanea nel Levante delle cosiddette Primavere arabe;

a contrassegnare l'inizio degli scontri, fu lo scoppio di dimostrazioni popolari di protesta, miranti ad ottenere il varo di un programma di riforme democratiche da parte del Governo siriano, rapidamente seguito da una brutale repressione attuata dagli apparati di sicurezza del regime di Damasco, decisa verosimilmente anche per impedire che la Siria sprofondasse nel caos in cui stavano precipitando l'Egitto e la Libia;

dopo una breve fase contraddistinta dalla contrapposizione tra dimostranti e forze governative di sicurezza, il conflitto civile siriano ha progressivamente mutato natura per effetto dell'azione combinata di una molteplicità di fattori;

sono in particolare intervenute le maggiori potenze regionali, ciascuna delle quali ha perseguito i propri obiettivi, contribuendo a frammentare l'opposizione al legittimo governo siriano e trasformando la Siria in un grande campo di battaglia in cui tracciare le nuove frontiere delle rispettive sfere d'influenza;

all'urto tra oppositori e governativi si sono quindi sovrapposti più livelli di confronto, i principali dei quali paiono essere la contrapposizione tra sostenitori ed avversari dell'Islam politico sunnita, da un lato, e quella tra sciiti e sunniti;

a difesa del Governo di Bashar al Assad si sono in particolare schierati l'Iran e la milizia armata libanese dell'Hezbollah, tuttora presenti sul campo di battaglia per evitare il tracollo di un alleato di Teheran;

contro il Governo siriano, invece, si sono schierati Turchia e Qatar, con l'obiettivo di favorire in Siria l'ascesa al potere di articolazioni locali della Fratellanza musulmana, mentre Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti sostenevano interlocutori più radicali, come il Jabhat al Nusra, sezione siriana di al Qaeda;

la comunità internazionale ha optato rapidamente per il fronte delle opposizioni, senza peraltro determinare le precondizioni indispensabili all'avvio di operazioni militari autorizzate dall'Onu in nome della Responsability to Protect, che era stata invece invocata con successo per la Libia, Paese che resta ad oltre cinque anni dall'uccisione del colonnello Gheddafi privo di stabilità, democrazia e progresso;

dal 2014, il conflitto civile siriano si è inoltre saldato a quello esploso tra sciiti e sunniti in Iraq, provocando il cedimento temporaneo dei confini tracciati nella regione al termine della prima guerra mondiale e dando vita al cosiddetto Stato Islamico, contro il quale è sorta una grande coalizione internazionale a guida statunitense, di cui è parte anche il nostro Paese, che contribuisce da tempo all'addestramento dei peshmerga curdi nonché alla designazione dei bersagli da colpire nelle parti di territorio iracheno controllate dal sedicente Califfato;

dall'autunno 2015, sono sul terreno siriano anche elementi delle forze armate russe, intervenuti a sostegno del regime di Bashar al Assad nel momento in cui questi pareva in procinto di crollare;   

all'intervento russo ha fatto seguito l'avvio di una vasta controffensiva, che ha consolidato la posizione dei sostenitori di Assad ed indebolito le opposizioni, peraltro nel frattempo ormai tutte entrate in possesso di armi ed infiltrate da gruppi e tendenze apertamente jihadisti;

nell'ambito della lotta in atto in gran parte della Siria s'inquadra anche l'aspra battaglia di Aleppo, in corso da mesi, durante i quali le forze filogovernative hanno tentato di impadronirsi della parte orientale sotto il controllo delle milizie irregolari dell'opposizione armata, con l'attivo supporto militare della Federazione russa, che ha utilizzato attivamente il potere aereo;

nel corso delle azioni militari condotte contro Aleppo est sono stati colpiti numerosi obiettivi civili, inclusi presidi sanitari, anche a causa della forte carenza di munizionamento intelligente tra le unità coinvolte dell'aviazione russa e del regime di Bashar al-Assad;

d'altro canto, anche i miliziani ostili al regime, che occupano Aleppo est, risultano in possesso di armamenti adeguati, come prova il fatto che resistano efficacemente alla pressione dei governativi ed a tratti siano stati vicini alla rottura dell'assedio;

secondo alcune fonti, la cui attendibilità è tuttavia sub judice, ad Aleppo est si troverebbe inoltre anche personale militare occidentale appartenente alle forze speciali o ad organismi d'intelligence alleati;

in Siria continuano ad affluire troppe armi, circostanza che alimenta una spirale perversa di crescenti violenze;

le tregue umanitarie non sono finora riuscite ad alleviare più di tanto le sofferenze di coloro che sono rimasti intrappolati in Aleppo est. Sono anzi sistematicamente fallite per il timore, nutrito legittimamente dagli uni, che possano essere utilizzate per eliminare elementi sgraditi al regime di Damasco o per la preoccupazione, avvertita dagli altri, che possano essere sfruttate per rifornire di armi i miliziani che vi rimangono;

il nostro Paese ha significative capacità diplomatiche, ma non è una grande potenza ed ha quindi solo limitate capacità di influire sulla situazione in sviluppo in Siria, circostanza che non consente di alimentare eccessive illusioni relativamente a ciò che il Governo della Repubblica può ottenere in un contesto in cui sono presenti le maggiori potenze militari del pianeta e tutti i maggiori attori regionali;

ciò nonostante, il nostro Paese può esprimere nell'ambito dei consessi di cui è parte iniziative coerenti rispetto ai propri interessi e valori, anche in relazione al conflitto in atto in Siria,

impegna il Governo:

1) ad adoperarsi in tutte le sedi internazionali competenti affinché si cessi di rifornire di armi organizzazioni irregolari armate sulle quali nessun Paese occidentale può realisticamente ritenere di avere un'influenza decisiva, alcune delle quali ritenute suscettibili di evolvere in futuro in vere e proprie minacce;

2) ad offrire il proprio contributo alimentare e sanitario sul posto, in Siria, qualora si determinino circostanze tali da permettere di soccorrere i civili assediati ad Aleppo, ma anche a Raqqa, in condizioni di sicurezza accettabili;

3) a richiamare tutte le forze combattenti in campo in Siria al rispetto delle convenzioni concernenti il diritto umanitario bellico e dei trattati internazionali che vietano l'impiego di alcune categorie di armamenti in ragione della loro inumanità;

4) ad esplorare forme di cooperazione nella lotta alle organizzazioni jihadiste operanti sul territorio siriano, delle quali il sedicente Stato islamico è solo quella più vistosa;

5) ad agire nelle sedi internazionali competenti affinché la lotta al terrorismo in Siria possa essere utilizzata come ponte per avviare la ricostruzione di relazioni politiche costruttive tra l'Occidente e la Federazione russa.

(1-01428) «Gianluca Pini, Fedriga, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caparini, Castiello, Giancarlo Giorgetti, Grimoldi, Guidesi, Invernizzi, Molteni, Pagano, Picchi, Rondini, Saltamartini, Simonetti».

 

 

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