4 Novembre: una memoria necessaria ma...
Martedì 04 Novembre 2008 09:48
(guarda il video) - Il 4 novembre è la festa delle forze armate e della Patria ma è anche il novantesimo anniversario della vittoria del nostro Paese nella prima guerra mondiale. Una volta il 4 novembre era festa, nel senso classico del termine; le scuole erano chiuse, i negozi pure e non si andava a lavorare.
Oggi invece se si chiede ad un "under 30" cosa significò la prima guerra mondiale nessuno lo sa. Spiegare quelle pagine di storia oltre le cose che tutti dicono non farà male a chi legge. Gli Italiani morti nel triennio 1915-1918 furono 600mila; ogni mille uomini mobilitati, 105 non tornarono più a casa. Le nostre montagne furono le loro tombe, gli Altipiani e il Piave videro e udirono le loro grida di dolore, ma anche le loro urla di gioia per il riscatto dallo straniero e per la conquistata la libertà.
La generazione che combatté quella guerra oggi è definitivamente scomparsa. L’ultimo soldato, il bersagliere Delfino Borroni, è morto a Milano qualche giorno fa alla veneranda età di 110 anni. Di quei soldati che stoicamente combatterono nella guerra delle "trincee" adesso non è rimasto più nessuno. Essi ci hanno insegnato l’amore per la Patria, ed il ricordo del sacrificio di quegli italiani è utile proprio nel giorno della celebrazione delle Forze Armate Italiane che sono protagoniste di missioni nel mondo nonchè portatrici dei valori di libertà e di aiuto ai popoli oppressi.
Ma andando oltre i buoni ricordi, bisogna anche ricordare che quella fu la guerra voluta dalla Massoneria internazionale per distruggere l’ultimo residuo del Sacro Romano Impero che ancora nel 1915 era l’Impero Asburgico. La storia oggi ci racconta che l’allora Pontefice Benedetto XV assieme a Carlo D’Asburgo (l’imperatore d’Austria proclamato Beato da Giovanni Paolo II il 3 ottobre 2004) furono gli unici che cercarono di fermare quella che il Papa chiamò "l’inutile strage". Tutti gli altri potenti del mondo invece cercarono un conflitto dalle dimensioni epocali.
La "grande guerra" fu alle origini anche della seconda guerra mondiale.
Il risentimento delle popolazioni di lingua tedesca infatti, a seguito delle umiliazioni e delle vessazioni imposte dai vincitori, portarono al potere Adolf Hitler. Inoltre le vicende della Prima guerra mondiale consentirono ai comunisti di prendere il potere in Russia e di scatenare, dopo il 1945, la cosiddetta "Guerra Fredda".
Benedetto XV sostenne allora che: "un'Europa senza Cristo non è in grado di fermare la guerra, per ragioni anche politiche ma anzitutto morali."
Quel giudizio introdusse di fatto una nuova epoca quella che poi fu chiamata "la Modernità", caratterizzata da una visione politico-sociale atea e secolarizzata.
Insomma, "fu una guerra inutile e non necessaria che preparò i grandi crimini del XX e del XXI secolo: il nazional-socialismo, il comunismo, l'ultra-fondamentalismo islamico". (Massimo Introvigne)
Paradossalmente con la morte degli ultimi combattenti della Prima guerra mondiale, il secolo XX sarà davvero finito, un secolo che quantunque certi nostalgici romantici affermino che fu un secolo positivo, in verità fu il secolo delle stragi, dei lager nazisti e dei gulag comunisti.
Alessandro Pagano
Domenico Bonvegna