L'università degli sprechi, delle clientele e delle ideologie
Lunedì 27 Ottobre 2008 09:51
(guarda il video) - Il governo Berlusconi parte dai numeri, cioè dalla realtà e non dall’ideologia, per dare una risposta al grande problema dell’Università . Tutti i dati dicono che l’università spende tanto, ma i risultati sono molto scarsi, siamo indietro rispetto a tanti altri Paesi.
Chiunque abbia a che fare con degli studenti, percepisce infatti il disarmante impoverimento culturale. Vi è, insomma, una profonda carenza di contenuti e di nozioni che non può che rinviare, da una parte, a un percorso scolastico fallimentare che non prepara i ragazzi facendoli giungere all’Università in maniera inadeguata e dall'altra a una deleteria pedagogia attenta solo alla modalità di insegnamento piuttosto che al suo contenuto.
E allora bisogna mettere mano per migliorare la qualità , dando si, maggiori risorse ma solo dopo aver ridotto gli sprechi e le clientele. I numeri fanno spavento. Oggi le Università hanno moltiplicato i corsi di laurea al punto che sono arrivati al numero di 5400. Un cifra pazzesca che ci fa prendere in giro da tutto il mondo perché dimostra che servono solo a far diventare docenti universitari "i figli di famiglia", anche se poi spesso questi, non sono all’altezza del delicato ruolo che occupano.
Qualche esempio per farvi inorridire non fa male: "All’Università di Como ci sono 24 docenti per 17 studenti, in altre città italiane 66 corsi hanno meno di sei studenti, e così via. A Palermo, ci sono 2. 103 professori e 2. 530 amministrativi, a Messina 1. 403 professori e 1. 742 amministrativi. La Federico II di Napoli, spende il 101 % dei suoi soldi per il personale e addirittura Siena spende ben il 104%. (In questa corsa assistenzialistica e clientelare nord e sud pari sono). L’impressione è che anche le facoltà , come la scuola, negli ultimi anni siano stati concepiti più come ammortizzatori sociali che come luoghi di formazione". (Mario Giordano, l’Università dei somari, 19-10-2008, Il Giornale)
Sulla situazione degli sperperi delle università è significativo quanto ha affermato il Rettore dell’Università di Trento, Davide Bassi, alla conferenza dell’AQUIS, (l’Associazione per la Qualità delle Università Italiane Statali): "Se ci sono atenei che il mese prossimo non saranno in grado di pagare lo stipendio ai dipendenti, questo non avrà nulla a che fare con i ministri Gelmini e Tremonti, ma col fatto che per quindici anni molti rettori hanno sperperato i soldi, pensando che qualcuno poi tappasse i buchi".
In compenso, come cita a pag. 9 il Corriere della Sera del 26-10-2008, ci sono atenei-laureifici dove gli studenti si laureano in 2 anni (la solita Siena, Chieti, Enna). Dunque è vero che ci vorrebbe una protesta nell’università ma per rivoluzionarla, per cambiarla, non per tenerla così com’è! E invece oggi con le manifestazioni degli studenti, assistiamo a questo strano paradosso: si scende in piazza solo per difendere il sistema, anche quando il sistema è corrotto e genera ignoranza e disoccupazione.
Da qui le conclusioni: la "casamatta", per dirla come Gramsci, dell’università sta crollando. I residuati ideologizzati, i sistemi clientelari baronali e coloro che hanno "spremuto" le università per fini personali hanno capito che sono all’ultima spiaggia.
Ecco il perché di una alleanza scellerata nata per difendere l’indifendibile.
Ai nostri ragazzi bisogna invece spiegare che non si devono far strumentalizzare da coloro che proprio di loro, le generazioni future, ne hanno fatto carne da macello.
Alessandro Pagano