Ultras & delinquenza organizzata
Mercoledì 22 Ottobre 2008 09:56
(ascolta l'audio) - Le settimane scorse i giornali hanno segnalato di un vero e proprio patto criminale tra politica, camorra e ultras del Napoli dietro la rivolta di Pianura. Arrestate 37 persone tra cui due politici del capoluogo campano. Ormai troppo spesso si scrive ultrà, ma si legge criminalità.
A Napoli in pratica la camorra è riuscita a inserirsi nella tifoseria locale e a quanto pare a provocare i disordini e gli scontri nel gennaio scorso nel quartiere napoletano di Pianura contro la discarica che il Governo voleva aprire per risolvere i problemi dei rifiuti per le strade, sono stati gli appartenenti ai gruppi "Teste matte" e "Niss", proprio gli ultras del Napoli Calcio.
Il motto di questa vera e propria holding criminale è: "Un tifoso avversario si può accoltellare, magari ammazzare, ma non va mai denunziato alla polizia che è il primo nemico".
In pratica dall’inchiesta condotta dal Pm di Napoli Antonio Ardituro è emerso che tra le varie tifoserie ultrà di tutt’Italia, esistono delle regole omertose ben precise. C’è un episodio significativo ricostruito dalla Digos di Napoli, riguardante un accoltellamento in una rissa tra tifosi napoletani e veronesi. Due tifosi, intercettati al telefono, nonostante appartengano a due tifoserie che si odiano a morte sorvolano sul grave episodio e deprecano il tifoso che ha denunciato l’aggressione alla polizia. Il tifoso veronese aveva rotto il patto omertoso che esiste tra gli ultras di opposte squadre. Nessuna pietà o quantomeno comprensione, viene dimostrata verso la vittima, che anzi, è destinata del disprezzo di entrambi perché, per questi "signori" è da infami denunciare i tifosi nemici.
Secondo gli inquirenti napoletani esistono degli episodi che dimostrano l’esistenza di un sistema di rigide regole interne al gruppo che gli appartenenti sono chiamati a rispettare. Ogni azione deve essere decisa dai capi, non essendo ammesse iniziative da parte dei singoli che non siano state avallate dai leader. Ogni commento è superfluo.
E’ ovvio che non si può assistere senza fiatare a questo triste fenomeno, nè si può pensare che questi fenomeni siano casuali. Esistono infatti almeno due fattori su cui riflettere:
1) Almeno su questo lo Stato è debolissimo.
2) E’ debolissimo perché politici, opinion makers, uomini dello spettacolo e addirittura prelati, pur d’ingraziarsi consensi a vario titolo, si dichiarano tifosi sfegatati di questa o di quella squadra, con conseguente solidarietà nei confronti di quanti hanno la "sventura" di essere stati perseguiti a vario titolo dalla Legge.
In questo caso le frasi più ricorrenti sono: "la tifoseria ha sbagliato ma forse le critiche (o gli arresti) sono state esagerate"; "Le colpe di pochi non possono ricadere sull’intera città", e così via di questo passo.
Urge a questo punto:
1) chiedere allo Stato regole severissime e senza sconti a nessuno;
2) chiedere ai fedelissimi delle varie squadre di calcio, quelli che ancora conservano un autentico spirito sportivo, di prendere le distanze culturali da questo modo di vivere lo sport. Per cominciare a cambiare le cose, questo sarebbe sufficiente!
Alessandro Pagano
Domenico Bonvegna