Giovedì, 16 Maggio 2024


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Riqualificazione e rinaturazione del paesaggio in Sicilia

Riqualificazione e rinaturazione del paesaggio in Sicilia

(Convegno organizzato da: Società Italiana di Scienze Naturali)

Fra gli intervenuti: Prof. Franco Raimondo (Università di Palermo e Direttore dell’Orto Botanico e della Società Italiana di Scienze Naturali).

Relazione dell’On.le Alessandro Pagano – Assessore Regionale ai Beni Culturali, Ambientali e alla Pubblica Istruzione

Ho individuato nella tematica "IDENTITÀ E’ FUTURO" l'idea-forza a partire dalla quale dovremo elaborare e realizzare la strategia culturale che caratterizzerà la gestione dei Beni Culturali ed Ambientali in Sicilia nel tempo prossimo-venturo.

Quando si dice che nella nostra epoca bisogna pensare globalmente ed agire localmente si pronuncia una verità. Questo è tanto più vero ed evidente nel campo dei Beni Culturali, che sono il concentrato della memoria storica della Cultura che li ha espressi, dell'uso che ne è stato fatto nel corso del tempo e della fruizione e potenzialità di sviluppo che oggi essi ci prospettano.

La riflessione ulteriore sulla diffusione capillare ed impressionante di Beni Culturali ed opere d'arte sul territorio siciliano ci porta alla conclusione che bisogna valorizzare e coinvolgere nei processi di sviluppo le piccole realtà, le comunità locali fortemente motivate, che devono essere messe in condizione di progettarsi il futuro a partire dalle radici storiche e dei Valori condivisi. D'altronde nel nostro futuro troveremo esattamente capitalizzato quanto siamo capaci di portarci appresso, a cominciare dal "qui" e dall'"ora".

A proposito del rapporto che deve necessariamente legare "identità culturale" e "memoria" ritengo necessario ricorrere ad una citazione: "La memoria non potrà mai consistere nella presenza di atti scritti o comunque meccanicamente registrati; la memoria è consustanziale alla struttura mentale e ancestrale dell'uomo.

Si ha dunque memoria ogniqualvolta si ha presenza viva del passato come consapevolezza di un simbolo, di una parola, nella tensione del presente verso il futuro. E si ha vera aspirazione del presente verso il futuro solo quando, oltre il mentale e l'ancestralità, sia ben viva la trascendente ed eterna misura dell'Uomo Universale, vero Re e Signore del mondo, architetto e ordinatore del chaos al cosmo, dalla materia alla forma, dal particolare della cronaca......alla storia, quale creazione del Verbo umano nella sua universalità."

(Attilio Mordini, "II Tempio del Cristianesimo", ed. Settecolori, 1979, p. 11).

  • È quanto, tra l'altro, ci ricorda Papa Giovanni Paolo II nella dedica della Sua "Lettera agli artisti" (S. Pasqua 1999): "A quanti con appassionata dedizione cercano nuove «epifanie» della bellezza per farne dono al mondo nella creazione artistica ". Oppure, ancora, è quanto scrive il poeta polacco Cyprian Norwid: "La bellezza è per entusiasmare al lavoro / il lavoro è per risorgere". Per questo motivo ogni autentica forma d'arte, e quindi i Beni Culturali per estensione dei concetto, è, a suo modo, una via di accesso alla realtà più profonda e più alta dell'uomo e della percezione del mondo.
  • Il territorio, in quanto realtà naturale, ambientale e culturale, ha proprie regole di conservazione e d'uso che, qualora ignorate o violate portano al dissesto, alla distruzione, al degrado. I luoghi sono sempre dotati di una propria individualità che costituisce la loro "facies" culturale, il loro essere prodotto di comunità, che ne devono rispettare "l'ordine interno" di configurazione e mantenimento: la loro "Tradizione".
  • Non può sussistere paesaggio senza trasmissione di sapere, cultura e stile specifici del territorio. La "Tradizione" dei luoghi è un processo dinamico di selezione e valorizzazione del patrimonio che costituisce una cultura nel suo inconfondibile profilo differenziale; in cui si è mantenuta la riconoscibilità delle matrici formali di ordine spirituale che l’hanno prodotta e che dovrebbero costituire il criterio fondamentale dì ogni progetto che riguarda quel luogo, i suoi abitanti ed i suoi fruitori. "Conservare" significa preservare nella cura, trattenendolo dalla sparizione, ciò che si ha a cuore. Solo coloro che ereditano consapevolmente potranno accedere al futuro.
  • L'uomo dell'avvenire è perciò colui che è dotato di più lunga memoria e quindi di più solidi ancoramenti e regole condivise, Capaci di resistere all'avvento del disordine e del caos, consequenziali ad ogni fase di dissoluzione. Sono queste le motivazioni che devono portarci dentro i luoghi dell'educazione e della formazione dell'uomo e dell'opinione pubblica, per dare il nostro apporto specialistico nell'indagine sulle radici storiche del degrado socio-ambientale che caratterizza il nostro tempo e le nostre contrade.
  • Solo da corrette analisi, dalle prese di coscienza civile che ne dovranno scaturire potranno nascere progetti socialmente condivisi di restauri ambientali e rinascita urbana e culturale.

Scrive in proposito Luisa Bonesio: "...il paesaggio è sempre l'indice del grado di realizzazione di I un'alleanza della cultura con il luogo naturale e con le sue I possibilità. Da questo punto di vista, occorrerebbe estendere l'idea di comunità a quel complesso vivente che è la «natura» di un luogo, e a tutte quelle forme di presenza materiale (architetture, opere di coltivazione ecc.) e spirituale tradizioni, saperi locali, ritualità, simboli) delle generazioni precedenti sedimentate in un luogo. In simile prospettiva l'identità si trova a essere pensabile come quella di una comunità di paesaggio. Dunque ogni azione volta a salvaguardare le «invarianti strutturali» o la matrice formale di un paesaggio dovrà riconoscerne i «caratteri identitari» costituenti il carattere singolare e insostituibile di un luogo. E non arrestarsi a semplici criteri di sostenibilità ambientale". (In "II Domenicale " 23.XI.2002)

Ci sentiamo pertanto di sottoscrivere il seguente Decalogo per un ambiente a misura d'uomo:

  1. L'ambiente è la casa dell'uomo
  2. L'uomo è al centro della natura
  3. L'uomo è responsabile della natura
  4. L'uomo modifica l'ambiente e ne incrementa la bellezza
  5. L'ambiente è una risorsa
  6. La tecnologia rappresenta una risposta per l'ambiente
  7. L'ecologia è la scienza che studia il giusto rapporto tra l'uomo e la natura, non il suo perverso dissidio
  8. Lo stato non basta a programmare l'equilibrio ecologico
  9. Il principio di sussidiarietà va applicato anche alle politiche, ambientali
  10. Nulla è ecologicamente compatibile se non è economicamente sostenibile

(Manifesto pubblicato in "II Domenicale" n°44 del 30.X.2004)

A nostro parere sono queste le proposte per l'autentico rispetto della "filosofia della natura" compatibile con l'ecologia e l'antropologia del paesaggio:

  • conservare in maniera intelligente, senza imbalsamare;
  • costruire con sapienza ed attenzione;
  • proteggere lo spirito dei luoghi (il genius loci degli antichi);
  • alimentare, la tradizione spirituale che anima i monumenti.

Ricostruire gli ambienti devastati, la rinaturazione e la riqualificazione li può fare solo l’uomo! L’uomo ha prodotto le piramidi ed ha portato le pecore in Patagonia (F. Raimondo).

Per quanto riguarda la sedimentazione storica della tradizione spirituale presente nei nostri monumenti mi limito ad indicare la posizione di San Giustino Martire (sec.II) che, a proposito della continuità sacrale in contesti precristiani usati come luoghi di culto dal Cristianesimo, nella sua Apologia, fece ricorso su questa linea d'ombra al concetto del logos spermatikos, "i semi del Verbo" che la mano di Dio ha sparso misteriosamente nei solchi della storia, fino ad arrivare a noi.

Una conseguenza immediata di questa impostazione ci porta a riconoscere nel triste processo di degrado che ha coinvolto, molto più spesso da noi che altrove, contesti ambientali, aree archeologiche e monumenti, l'opera di un'intelligenza luciferina e distruttrice con radici antiche.

In proposito non è secondario fare rilevare che in Sicilia l'aggressione più mostruosa del portato "industriale" della modernità si è mostrato con tutta la sua evidenza devastante proprio la dove più forti erano i segni della bellezza antica e della sacralità arcaica: Himera, Gela, Thapsos/Melilli...

Dove quel processo di industrializzazione malata non è potuto arrivare, allo scopo lo stesso "lavoro" è stato compiuto dalla follia egoistica della speculazione sui suoli e/o dall'abusivismo edilizio: Agrigento/Valle dei Templi, Palermo/Conca d'Oro, Selinunte/Trascina...

Paradossalmente ciò che si è potuto salvare è stato dovuto al persistere della "povertà" ed alla resistenza conservatrice del mondo contadino, che ha preservato la bellezza aspra delle aree interne dell'isola.

Come modello di riferimento cito il caso di Erice e la miriade di piccoli centri dell'entroterra semi abbandonato e da valorizzare.

In Sicilia, al di fuori delle aree fortemente antropizzate e con elevata densità insediativa, il paesaggio è fortemente caratterizzato dalla vegetazione, in molti casi espressa da sistemi artificiali ad elevata componente esotica, talora addirittura costituiti dalla dominanza di una sola specie. È questo il caso degli impianti ad Eucalyptus che incidono per 33.000 ettari e che determinano un paesaggio monotono cui si collega un ambiente a ridottissima biodiversità e scarsa attività pedogenetica. Ne risulta dunque un paesaggio totalmente estraneo alle connotazioni naturali e culturali della Regione. Con queste premesse, ridare valore e significato a queste aree in particolare - ma anche a tutte le altre in cui si è determinata la perdita di habitat e quindi di naturalità - contribuendo a riqualificare il paesaggio della regione può costituire un obiettivo di una nuova politica ambientale capace anche di assicurare il recupero produttivo di vasti comprensori abbandonati e su cui non esiste più alcun interesse da parte degli stessi proprietari. Azioni orientale nella direzione di una nuova politica di conservazione della natura possono anche consistere nella sua promozione all'esterno delle attuali aree protette; appunto nelle aree marginali degradate. In esse tutto questo può essere di facile attuazione da parte della pubblica amministrazione. Si tratta, ove non già demanializzate, di acquisire dette aree per riportarvi quella natura oggi concentrata nella vasta rete di aree protette, utilizzando come materiali costruttivi gli elementi della flora ed anche della fauna che più si prestano e come progetto strutturale i modelli delle fitocenosi in esse esistenti e compatibili con le potenzialità degli spazi da rinaturare.

Tutto questo presuppone azioni rivolte alla sperimentazione e quindi alla ricerca, alla formazione professionale mirata all'apprendimento delle tecniche biologiche e delle pratiche agronomiche rivolte al progressivo impianto di strutture fitocenetiche connesse ai sistemi di tipo naturale e alla successiva gestione degli stessi processi di ricostruzione ambientale. Un simile progetto pone in valore le risorse biologiche delle aree protette assicurando ulteriore occupazione e ricadute economiche sulle collettività locali che a fronte delle produzioni tradizionali potranno investire su attività vivaistiche e di allevamento finalizzate all'ottenimento dei materiali biologici utili alle opere di rinaturazione all'interno e, soprattutto, all'esterno della pertinente area protetta.

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